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Giano, il «pater matutinos» iniziatore di ogni cosa

di Marco Tiraboschi
Tracce che lo raffigurano con due o quattro volti opposti, sono sparse anche nel Bresciano, ma le sue origini affondano nella mitologia romana
Una scultura tardo-romana che rappresenta il dio Giano, capace di guardare contemporaneamente il futuro e il passato
Una scultura tardo-romana che rappresenta il dio Giano, capace di guardare contemporaneamente il futuro e il passato
Una scultura tardo-romana che rappresenta il dio Giano, capace di guardare contemporaneamente il futuro e il passato
Una scultura tardo-romana che rappresenta il dio Giano, capace di guardare contemporaneamente il futuro e il passato

La fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno sono simbolicamente una porta, il punto di congiunzione di un ciclo infinito di morte e rinascita che l’essere umano ha da sempre utilizzato per dare senso alla propria vita. Il trascorrere degli anni segna i passaggi della propria storia, sono le pietre miliari tra i «farò», «ho fatto» e i «dovrei fare», quelli che vengono sono le speranze di cambiamento, redenzione, quelli passati sono orgoglio, rimpianto o opportunità di crescita. Nella mitologia la divinità che incarna questo passaggio è Giano, Ianus in latino, dio bifronte che trova il suo antenato nell’etrusco Culsans. Tracce di Giano, raffigurato con due o quattro volti opposti, sono sparse anche nel Bresciano, ma le sue origini affondano nella mitologia romana.

Giano era uno straniero, originario della Tessaglia e esiliato a Roma, dove sarebbe stato accolto favorevolmente dal re Camese, il quale avrebbe diviso il proprio regno con lui. Giano avrebbe allora costruito una città sulla collina che avrebbe preso il nome di Gianicolo in onore del dio. Quella di Giano, nelle narrazioni, rappresenta l’ideale dell’Età dell’oro fatta di onestà tra gli uomini, abbondanza e pace profonda. Giano avrebbe inventato l’uso delle navi e quello della moneta e avrebbe incivilito le selvagge popolazioni del Lazio che non conoscevano le città, le leggi, né la coltivazione del terreno. Il suo apporto per il progresso dell’umanità sarebbe stato talmente importante da spingere i romani a divinizzarlo dopo la sua morte.

Era considerato dio degli dei e iniziatore di ogni cosa, dio del passaggio, di una simbolica porta che poteva chiudere e aprire. Il mese di gennaio prende il nome da questa divinità e da questa credenza. Nel culto privato, Giano era invocato ogni mattina come «pater matutinos». Era anche invocato prima di avvenimenti importanti quali raccolti, matrimoni e nascite. La casa di Giano, che si trovava nel foro romano, era un piccolo edificio quadrato di bronzo con porte a ogni estremità. Tra di esse c’era una statua con due facce che guardavano nelle direzioni opposte: veniva aperto con una cerimonia formale prima di una guerra e le porte rimanevano aperte fino a quando le armate erano in campo, per permettere al dio, in caso di necessità, di intervenire nella battaglia. Nell’arte romana era raffigurato come un portinaio con bastone e una chiave in mano e due facce barbute poste una contro l’altra che guardano in direzioni opposte.

Le festività di Giano erano chiamate «Feriae», giorni di festa che aprivano l’anno ma nei quali si lavorava, come buon auspicio per l’anno a venire. Da qui la contraddizione moderna di chiamare giorni feriali le giornate lavorative. Nel giorno di festa aprivano le botteghe, gli uffici e il tribunale per qualche ora, o anche meno. Anche nei campi i contadini lavoravano per un po' e poi tornavano a casa a festeggiare. In quel giorno era usanza festeggiare anche Dioniso invocando un bambino in fasce che rappresentava la rinascita del dio stesso come lo spirito della fertilità. Si usava declamare e onorare con molti brindisi una statuetta di legno, poggiata su una piccola roccia. Nell'ultimo brindisi si versava un po' di vino sulla roccia e si toccava la fronte del dio bambino con le dita intinte nel vino. Da qui nasce l'idea che porti fortuna, quando si rovescia un bicchiere di vino, bagnarsi le dita e toccarsi la fronte con quel vino.

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