L'ANNIVERSARIO

Venticinque anni senza Faber, il ricordo bresciano

di Gian Paolo Laffranchi
Pagani scrisse con lui dischi capolavoro. Cordini lo affiancava sul palco: «Penso a lui ogni giorno. Come quando morì mio padre»
Venticinque anni fa moriva Fabrizio De André
Venticinque anni fa moriva Fabrizio De André
Venticinque anni fa moriva Fabrizio De André
Venticinque anni fa moriva Fabrizio De André

«Fabrizio descriveva i suoi rapitori come gente comune, ruvida e di poche parole, persino rispettosa, che mai si permise il minimo sgarbo nei confronti suoi o di Dori. Pastori figli di pastori, abituati sin dall’infanzia a obbedire alle regole ferree di un’organizzazione feudale vecchia di secoli, sfruttati per quattro lire da mandanti senza scrupoli. Ligi e obbedienti, erano esecutori materiali, compagni di sventura con i quali Fabrizio era riuscito a stabilire un rapporto quasi di complicità, come se tutti, sotto quella quercia, fossero vittime di uno stesso, ingiusto sistema. Con loro parlava un po’ di tutto, di dubbi esistenziali, del Partito sardo d’azione, di Gigi Riva “Rombo di tuono”. Persino di musica».

Fabrizio De Andrè, in concerto all' EIB nel 1975. Foto del nostro lettore Claudio Savoldi
Fabrizio De Andrè, in concerto all' EIB nel 1975. Foto del nostro lettore Claudio Savoldi

Il sodalizio con Mauro Pagani

È questo un passaggio di «Nove vite e dieci blues» di Mauro Pagani, che nella sua autobiografia parla di Fabrizio De André e del loro sodalizio. Il grande Faber: già 25 anni senza di lui, oggi. E anche Brescia lo piange. Quanta musica Se il clarense Pagani collaborò con De André per 14 anni (e a quella intesa dobbiamo due capolavori come «Creuza de mä» e «Le nuvole»), dal 1991 salì sul palco al fianco di Faber Giorgio Cordini, veneziano di nascita ma bresciano di adozione, che dal canto suo ha pubblicato «I miei otto anni con Fabrizio De André» raccontando aneddoti dell’esperienza assieme al cantautore genovese iniziata nel 1991.

Giorgio Cordini: «Come un padre»

«Penso ogni giorno a lui - dice Cordini -. Un po’ come quando è morto mio padre, ho iniziato a convivere con una mancanza importante. Se ne è andato, Fabrizio, ma è rimasto sempre presente. Anche negli ultimi anni ha maturato nuovi fan che dimostrano di conoscere a menadito il suo repertorio, facendo tesoro dei suoi racconti, dei suoi messaggi di vita. Era discreto, sapeva fare un passo indietro al momento giusto: lo ammiravo anche per questo. E aveva un orecchio straordinario. Una sera dopo un concerto mi disse che avevo sbagliato un passaggio nell’esecuzione della Canzone di Marinella. Non mi pareva e così ai miei colleghi, ma andai a riascoltare: aveva ragione! Fra i cantautori di oggi c’è chi porta avanti la tradizione cantautorale come Alessandro Sipolo, di cui ho prodotto i primi due album. Ai giovanissimi che non conoscono De André e vogliono capirlo, anche nelle sue paure e contraddizioni, suggerisco come porta d’ingresso Amico Fragile».

Omar Pedrini: «Mi ha insegnato che la musica può essere poesia»

«Amico Fragile era forse Don Gallo - osserva Omar Pedrini, nel novembre scorso sul palco della Microeditoria di Chiari insieme a Massimo Cotto con la moglie di Faber Dori Ghezzi, premiata per l’occasione come "Donna di parola" -. Me lo fece capire proprio Don Gallo, quando lo intervistai per Rai5. De André mi ha insegnato che la musica può essere poesia. Mi sono dedicato al rock d’autore ispirato da lui, da Morrissey e Lou Reed. Con De André condivido anche la vicinanza agli ultimi. Ho avuto a che fare con la sua famiglia: col figlio Cristiano ho fatto una tournée quando eravamo ragazzi, prodotti da Angelo Carrara; sua moglie Dori mi ha scritto una dedica bellissima quando ho comprato il suo libro a Chiari».

I concerti organizzati da Santo Bertocchi

I concerti di De André a Brescia erano organizzati da Santo Bertocchi per le insegne di Cipiesse: «All’aperto, in quello che era stato il Teatro Tenda. Al vecchio Eib, e ricordo che avevamo venduto 12 mila biglietti. Un concerto che dovemmo rinviare di un giorno, da sabato a domenica, con la complicazione della concomitanza della partita di basket della Pinti Inox. Ma la sera prima Fabrizio non era al meglio. Non era una persona facile, in certi momenti. Ma quando stava bene, era davvero uno dei più grandi».

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