IL VOLUME

Il segno dell'industria bresciana nel ricordo della Grande Guerra

di Francesco De Leonardis
Tempini, Franchi, Gnutti, Beretta al centro di un'opera di analisi fra intrecci internazionali e risvolti inediti della storia
La Metallurgica Bresciana già Tempini fu impegnata nella produzione di mitragliatrici Fiat
La Metallurgica Bresciana già Tempini fu impegnata nella produzione di mitragliatrici Fiat
La Metallurgica Bresciana già Tempini fu impegnata nella produzione di mitragliatrici Fiat
La Metallurgica Bresciana già Tempini fu impegnata nella produzione di mitragliatrici Fiat

Il centenario della Grande Guerra sta producendo anche a Brescia una serie di pubblicazioni che analizzano i diversi aspetti di un conflitto che ha prodotto radicali cambiamenti nella società, dando inizio a quella che gli storici definiscono la contemporaneità. Un nuovo importante contributo alla conoscenza di uno degli aspetti più rilevanti di quella guerra, la produzione armiera nell'industria bresciana del tempo, viene da Marcello Zane, che ha pubblicato nella serie dei Quaderni della Fondazione Micheletti il volume «Grande Guerra e industria bresciana».
L'OPERA, che è stata presentata nella sede della Fondazione da Pier Paolo Poggio, dal giornalista Tonino Zana, da Fabio Astori, vicepresidente nazionale di Federmeccanica, e dall'autore, analizza l'impatto che il conflitto e le commesse belliche ebbero sull'industria bresciana, con la rapidissima crescita del settore e l'introduzione del taylorismo nelle fabbriche.
È con la Grande Guerra che Brescia diventa davvero una città industriale con profonde trasformazioni nel tessuto sociale del territorio. Allora, per la prima volta, il numero degli addetti all'industria superò quello degli addetti all'agricoltura. Allora migliaia di donne entrarono nelle fabbriche dando origine a fenomeni di pre-emancipazione femminile, allora cambiò tutta la filiera della produzione, allora si costituì un capitalismo economico-finanziario che, per certi versi, è ancora presente nel sistema bresciano.
Il mestiere delle armi non è solo il metodo con cui si fa una guerra, ma è anche la produzione delle armi per fare la guerra e Brescia, in questo ambito, giocò un ruolo importantissimo.
Il libro di Marcello Zane, che ha il dono di una scrittura di limpida chiarezza, racconta storie note, ma ce ne fa scoprire anche di meno note. Racconta degli intrecci internazionali con risvolti inediti (pistole spagnole che diventavano bresciane grazie ad abili triangolazioni, la Tempini sostenuta da capitali finanziari tedeschi e subito bombardata nell'agosto 1915); parla della lucrosa gestione delle commesse governative. Affronta temi scottanti come la produzione di gas asfissianti, che interessò massicciamente la Caffaro.
Centrale nel volume è lo studio di quattro poli produttivi di rilievo: la Metallurgica Bresciana già Tempini, impegnata, tra l'altro, nella produzione di mitragliatrici Fiat (a Brescia furono costruite tutte le mitragliatrici utilizzate dall' esercito italiano nel conflitto), la Franchi Griffin (poi Franchi Gregorini), che produsse oltre 9 milioni di proiettili di ogni calibro, le numerose imprese lumezzanesi (ad iniziare dalla Gnutti) attive nelle forniture ai Regi Arsenali di Brescia e Gardone Valtrompia, infine la Beretta di Gardone Valtrompia, che in queste stagioni avvia la fortunata brevettazione e produzione di pistole. Non manca il riferimento alle indicazioni scaturite dalle Commissione parlamentari di inchiesta per presunti sovrapprofitti di guerra e la ricostruzione del rapido declino, o del fortunato rilancio, delle aziende coinvolte nella produzione bellica per la Grande Guerra.

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