«Isolati da tutto Pare di essere in un film di fantascienza»

Sorrido, perché è la cosa migliore da fare. È un Sanremo storico, surreale. Il protocollo viene prima di tutto e governa giustamente le nostre giornate: siamo pluritamponati e prudenzialmente separati da tutto e da tutti, in un clima irripetibile che rende ordinario ciò che non lo è. Pranziamo in stanza, per esempio, perché non possiamo uscire per non rischiare di essere contagiati e diventare vettori del virus: mi bussa il cameriere, gli apro ma non entra, mi lascia il cibo fuori dalla porta e deve tenersi lontano perché gli è stato ordinato così. Lo capisco, ma pare davvero di essere in uno dei quei film fantascientifici in cui il protagonista si ritrova isolato dal mondo. Per fortuna esiste la tecnologia, che mi consente di sentire i miei figli Jolanda e Leonardo ogni giorno, anche questa mattina al risveglio. Il contatto umano mi manca terribilmente, come credo manchi a tutti: è vero che qui la canzone regna sovrana, siamo a Sanremo per la musica ed esibendoci entreremo in contatto virtuale con una platea di milioni di persone, ma io sono in attesa di poter riabbracciare le persone care e sento tanto questa mancanza. Spero che il Festival possa portare un po’ di serenità nella pandemia. Dobbiamo rispettare le regole per uscirne prima e so bene che chiudere le scuole ha un senso, ma i nostri ragazzi sono sfiniti. Leo è al primo anno di liceo ma sarà stato in classe con i suoi compagni forse un mese: come faccio a dirgli che questo è l’anno più bello della sua vita, quello in cui cominci a essere un uomo e ti costruisci le amicizie che conserverai nella vita? Tuttora i miei amici sono quelli di quand’ero ragazzo, del quartiere e del liceo. Ma oggi per gli adolescenti è molto difficile. Sono contento di dividere il palco giovedì con una giovanissima tanto brava: Casadilego è brillante, entusiasta, dopo la sua vittoria a X Factor ho puntato su di lei perché mi sono messo suoi panni, ho pensato a com’ero alla sua età, a quanto sarei stato felice di avere un’opportunità del genere. È un talento eccezionale, potente, affinato con lo studio, la tecnica e la cura; con lei voglio cantare una canzone a cui tengo molto, «Una ragione di più» di Ornella Vanoni. Non era entrata nel progetto del mio disco «Orchestraevoce», l’abbiamo affrontata ora rispettando profondamente la scrittura degli autori anche se la mano di Dardust si sente. Conosco Dario Faini da dieci e passa anni, ci siamo trovati più volte a scrivere con Roberto Casalino, anche a Brescia. Adesso Dardust è sulla cresta dell’onda e se lo merita ma per me resta Dario, innanzitutto un amico. La sua musicalità è incredibile, con la M maiuscola. «Quando trovo te», è un pezzo nato in poche ore fra un lockdown e l’altro, una canzone molto bella difficile, la più impegnativa vocalmente della mia carriera. Ho dovuto lavorare tanto con il mio maestro Maurizio Zappatini, ha una scrittura moderna con quasi 2 ottave e mezzo d’estensione. Mi metto in gioco, non resto comodo. E sono felice di cantare subito, già nella prima sera: non vedo l’ora, è come se fosse la prima volta. Anche se per me è la nona!

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