LA MOSTRA

Le nuvole di Picco leggere ma non troppo: mostra a Brescia

di Sara Centenari
Apre la prossima settimana a Palazzo Martinengo in via Musei la personale dell'artista bresciano. L'allestimento «Clouds Never Say Hello» è curato dal critico e docente Claudio Musso. Gioco di ossimori lieve solo in apparenza sui binomi amore-morte, pesantezza-impalpabilità
Una delle opere di Gabriele Picco, «Nuvola» del 2005: Fiat 500, vetroresina, corda, cemento (dimensioni ambientali), parco delle Madonie a PalermoL’artista Gabriele Picco
Una delle opere di Gabriele Picco, «Nuvola» del 2005: Fiat 500, vetroresina, corda, cemento (dimensioni ambientali), parco delle Madonie a PalermoL’artista Gabriele Picco
Una delle opere di Gabriele Picco, «Nuvola» del 2005: Fiat 500, vetroresina, corda, cemento (dimensioni ambientali), parco delle Madonie a PalermoL’artista Gabriele Picco
Una delle opere di Gabriele Picco, «Nuvola» del 2005: Fiat 500, vetroresina, corda, cemento (dimensioni ambientali), parco delle Madonie a PalermoL’artista Gabriele Picco

Una fiera divertita e serissima di figure retoriche: una danza sfrenata ma in punta di piedi - come sua abitudine - al ritmo di mille linguaggi contemporanei e antichi. Stanze «foderate» di savoiardi della nostra dolce e impaziente infanzia, disegni da teatro dell’assurdo in cui la mano che accoglie la rosa (e non coglie) viene trapassata come fosse quella di un redentore di tutti i giorni, disposto all’amore e per questo vinto e perforato. Sono numerosi e colorati di tinte vivaci, studiate in elegante accostamento cromatico, i mondi intersecantisi della galassia Picco: un universo di segni che dal 7 luglio popolerà palazzo Martinengo Cesaresco Novarino in via Musei 30.
L’allestimento «Clouds Never Say Hello» a cura di Claudio Musso nasce nell’ambito del progetto «Una Generazione di Mezzo» creato in collaborazione con Palazzo Broletto e le due Fondazioni Provincia di Brescia Eventi e Brescia Musei. La personale dell’artista bresciano Gabriele Picco si appropria di due piani del meraviglioso edificio nel cuore della città romana e offre la possibilità di continuare un viaggio nella sua poetica, cadenzato da passi razionali e balzi stralunati, al ritmo delle visioni dell’autore che nel 2018 fece sentire a tutti, bresciani e turisti, quanto potente fosse lo spazio della Crociera tra via Cavallotti e San Martino della Battaglia, laddove aveva adagiato il suo fachiro d’enigmi e coni gelato per «Meccaniche della Meraviglia».
Ora non diremo che «il gioco si fa duro» ma senz’altro il volo pindarico e picaresco dell’artista - le cui opere sono esposte al Moma e alla Montblanc Collection di Amburgo - si fa serioso, cioè leggero in apparenza e in trasparenza ma profondo nei continui cenni ossimorici eros-thanatos, sesso-solitudine, energia-annullamento, messaggio-assenza. Alcuni lampi per ora visti tramite immagini digitali: la stanza del «muro» con pareti ricoperte da 18mila biscotti conduce dentro una dimensione solo di primo acchito infantile e rassicurante, perché la texture alla «The Wall» - vedi Pink Floyd e altri muri di coercizione e separazione forzata - mette tanto in ansia il cuore tanto quanto lo spinge alla risata. Un movimento e un corto circuito che ricorre osservando e attraversando opere e sale, come fossimo tutti Alice inseguitrice di un coniglio alle prese con il tempo e con la morte, la perdita. Si intrecciano poesie, nuvole soffici tra Pasolini, Modugno e la pale d’altare, marmi con la loro idea di durata oltre l’effimero, colori inebrianti scolpiti in marmi diversi: nero portoro, bianco di Carrara, blu Bahia, rosa del Portogallo e pietra dorata. E volatili imbalsamati nella stessa nuance che stringono nel becco un biglietto dei fatidici biscotti della fortuna: assiomi che dovrebbero infondere sicurezza e risposte ma, nella loro assertività, rivelano quanto i dogmi diventino in fretta briciole di nulla.
La sostanza nuvolosa ricorre anche sul portapacchi di auto simbolo come le Citroen o la Fiat 500 (quest’ultima anche scultura permanente nelle Madonie). Creature enigmatiche e caricaturali costellano il percorso, dal «collezionista di amore» al Fido in terracotta che regge in bocca una copia del Corrierone del marzo 2020, con il titolo «Ora è chiusa tutta l’Italia». La monografia di Skira raccoglie centinaia di opere prodotte dall’artista tra il ’98 e il 2022. Vernissage giovedì alle 19. Fino al 18 settembre. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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