PERSONAGGI

Matteo Perrini, l'uomo dei libri

di Luciano Costa
Creò l'associazione - libreria di corso Magenta per dare voce a questioni come mondialità, dissenso, chiesa post-conciliare
Matteo Perrini, il fondatore della Ccdc ricordato a otto anni dalla scomparsa
Matteo Perrini, il fondatore della Ccdc ricordato a otto anni dalla scomparsa
Matteo Perrini, il fondatore della Ccdc ricordato a otto anni dalla scomparsa
Matteo Perrini, il fondatore della Ccdc ricordato a otto anni dalla scomparsa

Domani alle 19 nella chiesa della Pace la Ccdc ricorda con una messa il suo fondatore Matteo Perrini a otto anni dalla morte
Quel locale-libreria in corso Magenta sembrava fatto apposta per raccogliere pochi intimi. C'erano libri alle pareti, libri sul grande tavolo centrale, gente tutt'attorno e lui, l'ideatore di quella cooperativa che si vantava di essere cattolica e democratica oltre che offerta di cultura, lì a spiegare che incominciava un viaggio avventuroso, forse anche coraggioso e folle, che aveva come scopo la conoscenza e l'approfondimento delle grandi questioni relative a fede, politica, filosofia, dissenso, mondialità, teologia, chiesa del post-concilio, libertà, giustizia, pace. Era il 1976. Matteo Perrini, l'uomo dei libri e della nuova libreria, prendeva per mano un gruppo di giovani e li trascinava sui sentieri della ricerca e dell'approfondimento, mantenendoli però ben lontani dalle ideologie, aiutandoli a coniugare Vangelo e società, a cercare la verità, unica via per essere veramente liberi. Allora, sfidando veti e ire comuniste, portò in città i profeti inascoltati e per questo perseguitati, del dissenso russo. Quando Matteo Perrini accolse Andrej Donatovic Sinijavskij, scrittore e critico letterario russo, prigioniero politico sopravvissuto all'esperienza dei gulag, non lo esibì come un trofeo vinto alla lotteria dei difensori dei diritti umani, ma come «fratello che ha sofferto e che ha molto da insegnare». Andrej, tradotto da amici solerti e sicuri, accettò di parlare della sua esperienza e delle speranze che lo accompagnavano al microfono di «RadioVoce», allora giovane, fresca di spirito e di coraggio. Disse che «il buio era costretto a diradarsi, perché le idee e gli aneliti di libertà non possono più essere nascosti e repressi»; parlò di «frontiere invalicabili, ma ormai fragili e impossibilitate a resistere»; spiegò «l'amarezza che assale quando non hai neppure un pezzo di matita e l'avanzo di un foglio di giornale su cui annotare pensieri e riflessioni»; incoraggiò a «coltivare la buona pianta della libertà e della democrazia», modo «per sconfiggere le dittature».
Matteo Perrini non riuscì a profferire neanche una parola di commento; si limitò a piangere e a abbracciare «quella voce che veniva dal gulag» e che «portava con sé il vento della primavera». Un giorno, dopo anni di impegno e di fatiche per tenere alto il profilo della Cooperativa Cattolica Democratica di Cultura (Ccdc) e per «far capire alla sua Brescia che non poteva accontentarsi di essere prima nel ferrotondino e in retrovia se il metro di giudizio erano la cultura, il pensiero e le letture», regalò agli amici rimasti a sperare «voci sempre nuove e coraggiose», una poesia dedicata alla primavera. Diceva: «Non temere, niente e nessuno impedirà al fiore di sbocciare; niente e nessuno impedirà alla libertà di farsi largo tra le dittature; niente e nessuno soffocherà la speranza. Tutto è già pronto: Primavera arriva e colora di nuovo cielo e terra. E noi spettatori, per favore, non restiamo muti».
Matteo Perrini, professore mite e sincero, fine scrittore, cristiano convinto, innamorato del pensiero «alto e funambolico» di sant'Agostino (ha curato un'edizione delle «Confessioni» a dir poco stupefacente), filosofo dell'utilità e mai del «chiacchiericcio sospeso», otto anni fa, dopo aver aiutato una schiera di giovani ad essere protagonisti, salutò il coro piangente, si avvicinò all'uscita e, rapidamente, imboccò il sentiero riservato ai Giusti: quello che porta direttamente al Cielo, laddove ad attenderlo c'erano tutti coloro, tanti tantissimi, che in vita erano stati da lui rincuorati e rassicurati.

Suggerimenti