Per Didone Adonàis Dòmine ecco le luci del Teatro Romano

di Stefano Malosso
Sul palco «densità poetica fra tradizione e innovazione» SERENA PEA
Sul palco «densità poetica fra tradizione e innovazione» SERENA PEA
Sul palco «densità poetica fra tradizione e innovazione» SERENA PEA
Sul palco «densità poetica fra tradizione e innovazione» SERENA PEA

Cosa resta nella fuga d’amore, come vive chi si trova a rimanere, abbandonato nei luoghi che furono un nido d’affetti, il groviglio delle passioni? Nel mito classico, così come nell’epoca contemporanea, la fine di un amore, dolce e terribile, è il temporale che può risvegliare la musa della poesia. Prosegue la Stagione teatrale del CTB con lo spettacolo «Didone Adonàis Dòmine», in scena nel suggestivo Teatro Romano nel Parco archeologico, una riscoperta del teatro di Emilio Isgrò, tra i più grandi protagonisti dell’arte contemporanea. In scena alle 21.45 da questa sera (le repliche sono previste domani, dopodomani e l’1, 2 e 3 luglio), lo spettacolo vede la regìa di Giorgio Sangati e il ruolo della protagonista affidato alla pluripremiata attrice Sandra Toffolatti, sul palcoscenico insieme a Elena Antonello, Giacomo Mangiola e Gianluca Pantaleo. Rappresentato una sola volta 36 anni fa, il testo in versi di Isgrò è una partitura musicale che fa risuonare la storia dell’eroina di Virgilio fino ai giorni nostri. «Ha una grande densità poetica - spiega Sangati -. Un lavoro che nasconde una grande stratificazione. Ne è nato uno spettacolo che si muove tra tradizione e innovazione, con la presenza di un’attrice ma anche di un coro come nella migliore tradizione classica, delle carte da gioco presenti sulla scena accanto a una cartomante». Nella riscrittura di Isgrò, la tematica tragica tra maschile e femminile si moltiplica e si deforma. «Abbiamo una Didone trina, come suggerisce il titolo nel quale compaiono Adonàis e Dòmine, il nome di Dio in ebraico e latino. Lo spettatore si troverà tre riscritture di personaggi femminili che in epoche diverse rivivono l’archetipo virgiliano. Tre donne dominate dall’amore, e tre epoche del nostro Paese: la prima è la sorellina di Pascoli, che alla morte del fratello si consegna al dolore; la seconda è la contessa Pia Bellentani, che uccide l’amante in un dramma della gelosia; la terza è una terrorista innamorata di un militante ma tradita, abbandonata anche dall’ideologia, il personaggio forse più vicino a noi. E poi c’è Anna, la sorella di Didone e vera protagonista della storia, in un gioco di cancellature tipico del suo autore, nel quale emerge un nome nascosto». Questa moltitudine appare in scena grazie alla bravura di Sandra Toffolatti, in un disvelamento di identità. «Il verso di Isgrò mi ha dato i ritmi, le pause, un aiuto sul senso - spiega l’attrice -. Sarà emozionante essere in scena sulle rovine del teatro, lontana, piccolissima, e poter essere all’interno di un luogo sacro. Mi fa sentire in dialogo con la Storia, si sente forte un senso arcaico. E grazie alle videoproiezioni sarà un po’ come essere dentro a un’opera d’arte di Isgrò, diventeremo parte della sua opera».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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