PIUMINI, DI EROI E D’AVVENTURE

di Chiara Comensoli
La copertina  dell’ultima pubblicazione firmata da Roberto Piumini
La copertina dell’ultima pubblicazione firmata da Roberto Piumini
La copertina  dell’ultima pubblicazione firmata da Roberto Piumini
La copertina dell’ultima pubblicazione firmata da Roberto Piumini

È rinato grazie a Roberto Piumini, risorto da ceneri fossilizzate nel Cinquecento, il genere altero e grandioso che piace ai bambini, ma che nasce con Omero come sanguinolento. E racconta di grandi virtù e di armi una miriade, tessendo in versi le trame di un mitico evento che prese abito e aspetto di filastrocca e Iliade. Orlando risorge con la guancia bucata di un gran bevitore che vince il forte Traun in un’ubriaca olimpiade; Enea rivive volando su una mongolfiera a vapore senza fiducia in una Roma da fondare: unico paesaggio le piaghe della terra e il suo dolore; reminiscenze lontane mi sembra di vedere, di personaggi antichi e di un altro genere eredi, nutriti dalla penna del più celebre novelliere. Tanto che odo messer Guardastagno e il crudele Tancredi sfidare e schernire l’amore nelle «Leggende di Varaita», fra le pagine di Piumini e i sempiterni rimedi di una novella monna Ghismunda violata e tradita attraverso i secoli, per le magnetiche brame di potere di un uomo cornuto e troglodita o di un padre possessivo con pretese drastiche e patetiche. Tra incanti, allusioni nostalgiche di un passato crudo e sentimentale, tra poesia e sfarfallii fiabeschi e ambiziose figure poetiche aleggia leggero e pesante un dono non solo ornamentale: è la capacità, misteriosa e affascinante, di rendere il mito divertente e di far dimenticare al lettore il tempo materiale. Un vero piacere per sognatori, un passatempo seducente per tutti i visitatori nuovi di un genere vecchio, decisamente smesso quando Orlando divenne demente e Astolfo ne recuperò il senno faticando parecchio. È un genere abbandonato a sé stesso dall’incedere della storia, dimenticato in un angolo come un rugginoso secchio, cancellato dai nuovi poeti e dalla loro memoria finché, per restare in tema, con estrema destrezza un poeta simile ad Ariosto e Tasso e la sua gloria non ha provato un estremo tentativo di salvezza: è corso in aiuto, torneando al pari di Lancillotto, del genere moribondo soffiando con la leggera brezza di un nuovo mattino, risorgendo un poetare ininterrotto di atmosfere evocative e una scrittura semplice e chiara, di avventure per cui la fantasia è salvacondotto incapace di morire perché fa la vita meno amara. E così la poesia resuscitata rischia ancora di salvare il mondo con l’ardita prodezza del «Piegatore di lenzuoli»; la rara e disperata intraprendenza del ladro volante che più toccò il fondo; l’inclinazione alla libertà di Foreghet e la paura di Nesirel di concederlesi a pieno; la capacità del confronto profondo con i demoni nostri e quelli del mondo del vampiro da motel; o il languore al cuore dei fantasmi mesti di Varaita, morti stordendo per il grido d’amore di nefasti decibel, troppo forti, non che ai folli davvero importi. Grazie Roberto Piumini per aver sanato la poesia, aver aggiornato le vicende degli eroi e le loro sorti. Grazie per aver colmato «Il piegatore di lenzuoli» di magìa e aver donato storie dallo spessore virtuoso a quei che ancora oggi, fra tutta questa anarchia, amano con rinnovate braci il fuoco impetuoso della poesia, calata in grotte sempre più anguste e rischiarate quest’oggi da un dardo luminoso.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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