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In libreria «La luce naturale» di Marco Archetti

di Gian Paolo Laffranchi
Il libro dello scrittore e drammaturgo bresciano, consulente artistico del Ctb, sarà presentato in Loggia il 27 marzo alle 18 con ingresso libero
Marco Archetti e la copertina del suo ultimo libro
Marco Archetti e la copertina del suo ultimo libro
Marco Archetti e la copertina del suo ultimo libro
Marco Archetti e la copertina del suo ultimo libro

La vita è un mistero buffo, un po’ come Bruce Grobbelaar. Ricordate? Il portiere del Liverpool che facendo il clown prima dei rigori innervosì i tiratori romanisti e si portò a casa la Coppa dei Campioni 1984. In realtà con il suo show nascondeva la paura: non aveva mai parato un tiro dal dischetto in vita sua. E sdrammatizzava perché aveva conosciuto i drammi veri: da ragazzo aveva combattuto la guerra civile di Rhodesia. La vita è tragicomica spesso e ambigua quasi sempre, un po’ come «La luce naturale»: l’ultimo figlio letterario di Marco Archetti, da oggi in libreria per Mondadori, lunedì 27 marzo alle 18 sarà presentato ufficialmente nella sede più ufficiale della città, il Salone Vanvitelliano di Palazzo della Loggia (ingresso libero, previsto firmacopie). Organizza la sua casa editrice, in collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano e il Comune di Brescia.

L’evento, inserito nel palinsesto di BgBs23, equivale anche ad un riconoscimento del percorso compiuto dal consulente artistico del Ctb, insegnante alla Scuola Holden di Torino e collaboratore de Il Foglio. Questo è il suo decimo romanzo, a quasi vent’anni dall’esordio di «Lola Motel» (era il 2004). La nuova tappa di una carriera che assomiglia ad una vocazione («scrivo ogni giorno, non mi costa e non esiste orario»). Al centro del libro, 157 pagine di prosa asciutta e vibrante, c’è una morte annunciata. «Il medico ha detto che è questione di pochi giorni»: aspettando Godot ma in un albergo sul litorale veneto, perché «si muore anche al mare». Perché vivere è una continua sorpresa, anche la sua conclusione sa essere regolarmente spiazzante.

In libreria da oggi per Mondadori: «La luce naturale» è il decimo romanzo di Marco Archetti FOTO HAINEY
In libreria da oggi per Mondadori: «La luce naturale» è il decimo romanzo di Marco Archetti FOTO HAINEY

Difatti lo è anche qui, nero su bianco fra le trame imprevedibili intessute dallo scrittore e drammaturgo bresciano classe 1976. «Leggo troppo spesso romanzi scritti come se fossimo ancora nell’Ottocento - sottolinea l’autore -. Ho cercato di plasmare una lingua plausibile, nello di sforzo osservare la realtà rigenerandola in maniera letteraria. I personaggi devono essere credibili, in ogni mio romanzo deve risuonare l’epoca in cui vivo: non me ne sto sospeso per aria». Il pulviscolo che danza nella penombra in certe giornate di sole contiene il senso di ciò che siamo, del motivo per cui siamo al mondo. La fine della vita, qualcosa di compiuto se non definitivo, getta una luce autentica sui nodi irrisolti di esistenze condotte sempre e comunque in maschera. L’umanità che imbestialisce davanti a un’eredità è una costante che spesso si fatica a tradurre su carta, perché normalmente proviamo vergogna davanti ai nostri peggiori istinti. Ci vergogniamo di essere «nervosi e vendicativi» com’è Flavio Calore fin dalla prima pagina. Di vivere come Gabriele Calore «senza consapevolezza» perché siamo disposti a osservarci soltanto «dal punto di vista del trionfo futuro». Di rovinarci «giorno per giorno» come Tiziana Calore in uno stillicidio che è «morte in vita».

Tre fratelli, tre povere anime perdute che si ritrovano «a Eraclea, in un hotel di buon comando, al cospetto di una morta che non muore». La madre Elvira, insospettabile highlander. «In ogni personaggio - nota Archetti - c’è un’eventualità che riguarda tutti, Una possibile deriva di me stesso. Nessuno è univoco. Oltre all’ambiguità di fondo, in sintonia col tempo che stiamo vivendo c’è una disfunzione nella percezione di sé. Continuiamo a raccontarcela, dentro di noi non abbiamo un interlocutore ma qualcuno che avalla a prescindere». Tutti troppo suscettibili al giorno d’oggi, noi per primi allo specchio. «La verità è un concetto ambizioso, mi pare più alla portata la lealtà: dobbiamo ritrovare la nostra capacità di contraddirci. In questo senso è il mio romanzo più nudo. L’ho scritto adesso che sono genitore e ho quasi 47 anni. Alcuni aspetti della vita li avevo sempre un po’ evitati per una forma di codardia. È arrivato il momento di prendere il toro narrativo per le corna, lasciando che la realtà mi detti le condizioni della scrittura. Qui e ora».•.

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