Quelle divine svelate da un cappello in testa

di Alessandra Tonizzo
In Galleria Bosio: le dive in bianco e nero, i cappelli coloratiScatti della collezione MaCof, modelli esclusivi d’archivio Penelope
In Galleria Bosio: le dive in bianco e nero, i cappelli coloratiScatti della collezione MaCof, modelli esclusivi d’archivio Penelope
In Galleria Bosio: le dive in bianco e nero, i cappelli coloratiScatti della collezione MaCof, modelli esclusivi d’archivio Penelope
In Galleria Bosio: le dive in bianco e nero, i cappelli coloratiScatti della collezione MaCof, modelli esclusivi d’archivio Penelope

Calzano tutte il tòcco, graduate in bellezza. Le donne di «Chapeau! La magìa e l’arte del cappello nelle fotografie della collezione MaCoF e nei modelli esclusivi dell’archivio Penelope» sono tanto femmine. Tanto che a guardarle si quisquilia, si commentano addizioni di beltà – però la sua voce bassa, però quel tic audace. La stazione desenzanese del Brescia Photo Festival dà il friccico che dà il di più, quando si è sazi, quando si è vestiti – il copricapo un gelato pralinato vista lago. Lago porta fortuna: circa diecimila i visitatori della precedente mostra ospitata in Galleria Bosio, «Star & Starlette». ORA C’È da fare il balzo. Composti, mano sulla testa a reggere l’accessorio romanticotragico. Che qui ha sessant’anni, nelle istantanee delle agenzie paparazze (DuFoto imperat) e dei click d’autore: Tazio Secchiaroli (Loren telata, Lollobrigida in doppia esposizione), Gianni Turillazzi (statuarie repliche di Virna Lisi). Cose sceneggiate, rubate, mai del tutto di nascosto: «Ha poco senso, se si vuol cogliere la persona – spiega Renato Corsini, direttore del MaCoF –. Tanto vale invitarla allo scatto. Reagirà nel suo spirito, quello autentico. L’istinto di una posa avvertita è l’identità». E poi Jean Barthet, Yohji Yamamoto, Elvis Pompilio, Carmilia, Yesey (Dana Virginia Jauker), Keila Jedrik (Alberto Magli), Sybilla, Comme des Garçons (Rei Kawakubo), Stephen Jones, Jacques Le Corre. E poi… le griffe della visionaria Roberta Valentini, la stoffa di pezzi cult, un’arca ulissica sulla quale girare il mondo tornando sempre alla bresciana patria, alla spelonca di via Gramsci. Berrette guerriere, lignee, piumose (Rachel Trevor Morgan, per la Regina Elisabetta, anno 1997), trulliche, ventilate, scafandrate. «Forse il futuro delle mostre sta nella contaminazione. Qui è il gioco tra foto e moda, sociale e design. È la completezza della messinscena artistica», chiosa Corsini, che ringrazia per il supporto l’assessore alle Politiche culturali Francesca Cerini. Intanto le splendide coi cappelli su pellicola ingialliscono, invecchiano. Si dividono in pathos – Delia Scala come manista, una Spaak stregata, Susan Loret senza volto, tragica Ingrid Bergman – e paillettes – Patty Pravo, Raffaella Carrà, Rosanna Schiaffino, Claudia Cardinale, Sandra Milo: ognuna col sorriso aperto, sciabolato alla centellinata coppa di Grand Siècle –. Quale era, quell’era in punta di falda. Sylva Koscina mostrava il seno, Tina Pica calava la veletta. «Chapeau!», alla Galleria civica Gian Battista Bosio, è visitabile sino al 2 settembre; martedì (10,30-13), mercoledì nelle notti bianche (18-23), giovedì-domenica (10,30-12,30 e 17-20,30). •

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