Il confronto
Lo studio spiega come nel 2022 il salario medio in Italia si sia attestato a 31,5 mila euro lordi annui, un livello nettamente più basso rispetto a quello tedesco (45,5 mila) e francese (41,7 mila). A determinare un minore salario medio in Italia concorrono una maggior quota delle professioni non qualificate, l'alta incidenza del part time involontario (57,9%, la più alta di tutta l'Eurozona) e del lavoro a termine (16,9%) con una forte discontinuità lavorativa.
Nel 2022 oltre la metà dei rapporti di lavoro cessati ha avuto una durata fino a 90 giorni e «benché in Italia si lavori comparativamente di più in termini orari, i salari medi e la loro quota sul Pil sono notevolmente più bassi», sottolinea la Cgil.
I mancati rinnovi
I lavoratori restano con salari non aggiornati, spiega lo studio, anche a causa dei lunghi ritardi nel rinnovare i contratti nazionali di lavoro. Ma la questione salariale caratterizza da decenni il nostro Paese ed è frutto anche del modello di sviluppo fondato su un sistema produttivo a basso valore aggiunto che si basa sulla micro-piccola impresa.
In ogni caso, resta eclatante il confronto con gli altri grandi Paesi dell'euro: nel 2022, secondo i dati Ocse, le ore medie lavorate annualmente dai lavoratori dipendenti in Italia sono state 1.563, un numero pari a quello della Spagna ma decisamente più alto di quello osservato in Germania (1.295 ore) e in Francia (1.427 ore). Mettendo a confronto le ore lavorate e la quota salari sul Pil, emerge come in Italia, benché si lavori comparativamente di più, la quota di reddito destinata a remunerare il lavoro dipendente tramite i salari sia notevolmente più bassa