Intesa, utile netto record. Maxi cedola agli azionisti

I vertici di Intesa Sanpaolo: l’amministratore delegato, Carlo Messina, e il presidente Gian Maria Gros-Pietro
I vertici di Intesa Sanpaolo: l’amministratore delegato, Carlo Messina, e il presidente Gian Maria Gros-Pietro
I vertici di Intesa Sanpaolo: l’amministratore delegato, Carlo Messina, e il presidente Gian Maria Gros-Pietro
I vertici di Intesa Sanpaolo: l’amministratore delegato, Carlo Messina, e il presidente Gian Maria Gros-Pietro

Intesa Sanpaolo firma un risultato netto record. Nel primo semestre 2021, il gruppo presieduto da Gian Maria Gros-Pietro e guidato dall'amministratore delegato Carlo Messina registra un utile netto consolidato di 3,023 miliardi di euro, «il miglior primo semestre dal 2008 ad oggi. Siamo un architrave dell'economia del Paese e lo abbiamo dimostrato con i risultati: abbiamo realizzato i ricavi più alti di sempre e continuato a ridurre costi e crediti deteriorati - ha detto Messina -. Il nostro bilancio ci consente di lavorare al servizio dell'economia reale. Abbiamo portato in bonis 5 mila aziende italiane ed erogato credito a famiglie e imprese». Risultati possibili anche grazie all'integrazione con Ubi Banca, che «aggiunge valore rilevante: possiamo pensare a sinergie tra i 100 e i 150 milioni di euro a fine 2021, poi l'accelerazione sarà nel 2022 e negli anni successivi – ha commentato Messina -: ci aspettiamo sinergie annue da un miliardo di euro senza oneri sociali». I conti di Ca’ de Sass battono le attese con i profitti a fine giugno in aumento del 17,8% su base annua. E per gli azionisti, entro l’anno, è in arrivo una maxi cedola con la distribuzione di dividendi cash per oltre 1,9 miliardi (9,96 cent/azione) sul 2020 e un acconto per 1,4 miliardi (7,21 centesimi per azione) sui risultati del 2021. Oltre le previsioni anche il secondo trimestre, chiuso con un risultato netto di 1,51 miliardi di euro, in crescita rispetto agli 1,41 miliardi di dodici mesi prima. Le performance dei primi sei mesi dell’anno confermano la capacità del gruppo di affrontare la «complessità del contesto conseguente alla pandemia» e sono in linea con l’obiettivo di raggiungere minimo «4 miliardi di euro di utile netto per l’intero anno». Un primo semestre «eccellente», ha spiegato Messina. Sul fronte del pagamento del dividendo, il Cda convocherà l’assemblea ordinaria per la prima metà di ottobre 2021 per sottoporre la proposta di pagamento cash dalla riserva straordinaria, a valere sui risultati dello scorso esercizio. Il board il 3 novembre darà il via libera all’acconto, la cui cifra è stata definita in via preliminare nella riunione per la semestrale. Tutti gli indicatori del conto economico della banca fanno registrare un incremento, a partire dalla patrimonializzazione «molto solida», con coefficienti su livelli «largamente superiori ai requisiti normativi» e al «top tra le maggiori banche europee», con un Cet1 al 14,9%. I proventi operativi sono pari a 10,67 miliardi di euro (+1,7%), gli interessi ammontano a 3,95 miliardi (-3,2%) e le commissioni sono 4,7 miliardi (+13,2%). Scendono a 1 miliardo le rettifiche su crediti rispetto ai 2,1 miliardi del primo semestre 2020, che includevano 965 milioni per eventuali impatti del Covid. Al 30 giugno 2021, i finanziamenti verso la clientela sono pari a 463 miliardi di euro, mentre le attività finanziarie della clientela risultano pari a 1.231 miliardi di euro (+3,7% su dicembre 2020 e +8,7% su base annua). Buone notizie anche dal fronte dei crediti deteriorati, con una riduzione di 46 miliardi dal picco di settembre 2015 e di circa 33 miliardi dal dicembre 2017 superando in anticipo, per circa 7 miliardi, l’obiettivo di 26 miliardi previsto per l’intero business plan 2018-2021. Intesa Sanpaolo si prepara al nuovo piano d’impresa che sarà presentato a febbraio del prossimo anno. «Stiamo lavorando per rafforzare la redditività del futuro. Il nuovo piano sarà a quattro anni e prenderà in pieno tutta la trasformazione che sta attraversando il sistema bancario, con un forte impegno sul fronte del digitale ma anche sui temi dell’Esg. Ci consentirà di restare al vertici europei: la nostra è una macchina per fare risultati che non può essere stoppata», ha sostenuto l'amministratore delegato. Guardando al futuro, il top manager stima per il 2022 un utile netto di «5 miliardi di euro come livello minimo». Ca’ de Sass non prevede altre acquisizioni. Non vedo altre «possibilità di operazioni», ha analizzato Messina, convinto che il possibile matrimonio di Mps «non troverà alcun tipo di ostruzione da parte nostra qualunque sia l'acquirente, anche se credo che Unicredit sia l'unica ad avere le spalle abbastanza larghe. La partita è ancora in divenire - ha concluso -, ma in una fase come questa tutto quello che può stabilizzare il sistema e consentire all’Italia di poter accelerare sulla crescita può essere considerato un valore».•. M.Vent. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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