L’editoriale

I pericoli della guerra «grigia»

di Marta Ottaviani

Le elezioni europee si avvicinano. Nel mondo multipolare, quello cioè dove una cordata di Paesi, capeggiati dalla Cina, vuole rappresentare un’alternativa alla guida statunitense, o più in generale occidentale, dobbiamo guardarci da un nuovo, insidioso nemico: la guerra non lineare. Semplificando il più possibile, consiste nel mettere in difficoltà il nemico senza che questo se ne accorga, colpendolo in modi diversi, ma senza usare le armi. Campagne di disinformazione, attacchi hacker, migranti in cerca di una speranza spinti contro i confini dell’Europa e utilizzati quindi come arma, infiltrazioni di gruppi eversivi in proteste pacifiche. Sabotaggi. La guerra non lineare è detta anche guerra grigia, il non colore per eccellenza, proprio perché è impalpabile, difficilmente riconoscibile. Ma, con l’abbondare del suo impiego da parte di Mosca, ormai è diventata una realtà con la quale, se non l’opinione pubblica, almeno le cancellerie, hanno iniziato a fare i conti. Per questo, l’allarme che viene dall’intelligence ucraina che parla di possibili sabotaggi su tutto il Continente, attacchi dinamitardi o incendiari, non va assolutamente sottovalutato. Il voto di giugno è un vero e proprio spartiacque nella storia dell'Unione Europea.

Bruxelles negli ultimi dieci anni ha saputo affrontare sfide importanti. La crisi sui mercati del 2008, con tutte le ricadute sulla crisi del debito greco. La Brexit, che per molti rappresentava il capolinea del sogno europeo. La pandemia da Covid-19. E, adesso, una situazione geopolitica complessa, dove si utilizzano conflitti regionali atavici, dolorosi, per rimodellare quelli che sono gli equilibri internazionali. Sul capitolo Ucraina Bruxelles ha dato una risposta importante, compatta e rapida oltre ogni aspettativa. Se si contano i momenti critici elencati poco sopra, non è un'esagerazione dire che l'Unione Europea dà il suo meglio nelle avversità.Il nuovo quadro mondiale, però, ha reso ancora più urgente il progetto di un'Europa più ambiziosa, dove si intraprenda, finalmente, il cammino verso una politica estera e di difesa unitaria. Una Federazione di Stati Europei che parli con una voce sola e che rappresenta un pericolo per Mosca. Fino allo scoppio della guerra in Ucraina, la Russia ha potuto ha avuto gioco facile nell'entrare nei meccanismi europei. Adesso che non può più farlo direttamente, ha bisogno di un parlamento dove i movimenti sovranisti che guardano con simpatia al Cremlino, abbiano un peso determinante. Per ottenere questo risultato, occorre fomentare un clima di sfiducia nelle istituzioni europee, minando, metaforicamente o no, la vita di tutti i giorni con attacchi non direttamente riconducibili a Mosca, ma portati avanti da gruppi estremisti che guardano con simpatia al presidente Putin, o proteste abilmente infiltrate, come ci insegna quella degli agricoltori francesi, con la bandiera russa che sventolava su alcuni trattori.Occorre vigilare, perché la posta in gioco è altissima.

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