LA LOTTA AL VIRUS

Il governo e la via italiana del rigore

di Federico Guiglia

Non esiste la libertà di far ammalare gli altri. È un concetto che il Presidente della Repubblica, Mattarella, esponeva nel luglio 2020. Quattro mesi prima la pandemia uccideva 800 persone al giorno (9, invece, i decessi di ieri). Ora un altro presidente, Macron, ha annunciato ai francesi che presto dovranno vaccinarsi o farsi il tampone persino per andare al bar e al supermercato. E che il governo sta valutando di rendere obbligatorio il vaccino non solo per i sanitari. Cosa è successo da allora a oggi, da Mattarella a Macron? Perché la Francia, patria della moderna libertà, adotta il pugno di ferro? La spiegazione è scientifica e realistica: proteggersi dalle più aggressive varianti in arrivo, a partire dalla già diffusa Delta. L’unica difesa finora trovata è il vaccino: da 800 morti a 9, serve dire altro? Anche il governo-Draghi sta pensando a una «via italiana» del rigore per convincere i diffidenti a non vanificare lo sforzo titanico di un intero Paese, che vuole tornare a vivere e ad abbracciarsi. Ma che, per farlo, non può restare in balìa di una minoranza riluttante. Persone che per paura, ideologismo o solo sottovalutazione della posta in gioco - il rischio di finire intubati in ospedale o morire - ancora tentennano. O magari pensano di potersi riparare sotto l’ombrello dell’altrui immunità di gregge. Ma l’effetto gregge si ottiene con la responsabilità di tutti, non se alcuni tergiversano e altri si sottraggono. Estendere l’obbligo del certificato verde è il più grande atto di libertà.

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