FEDE E MEDIA

Il Papa in tv messaggio diretto al cuore

di Gerolamo Fazzini

Che i Papi concedano interviste non fa più notizia. Fu Leone XIII, nel 1892, a dare il via, raccontandosi a una giornalista non credente di Le Figaro. E i pontefici degli ultimi decenni non si sono sottratti ai taccuini dei cronisti. Ma l’incontro che papa Francesco ha avuto domenica con Fabio Fazio entrerà ugualmente nella storia. Bergoglio ha scelto di apparire non in una trasmissione religiosa, ma in un talk show tra i più popolari, condotto da un giornalista non esplicitamente credente. Risultato: 6,7 milioni di spettatori, share del 25.4%, con un picco di 8,7 milioni e del 32,3%. Per tacere delle 700 mila interazioni social. Ignoro i motivi che abbiano spinto il Papa a questo gesto, oggi. Tuttavia, credo sbagli di grosso chi pensa a una «operazione-simpatia» per far recuperare credito alla Chiesa, scossa dagli scandali per gli abusi sessuali in vari Paesi d’Europa. Preferisco stare ai fatti. Papa Francesco, in avvio di pontificato, rivolgendosi alla sua diocesi di Roma, disse, commentando la parabola del Buon pastore: «Fratelli e sorelle, noi ne abbiamo una di pecorella; ci mancano le 99! Dobbiamo uscire, dobbiamo andare da loro!». Se non si parte da questa ansia di testimoniare il Vangelo a 360°, ben diversa dalla sete di proselitismo e di conquista, non si comprende questo Papa. Il quale – beninteso – sono convinto conosca i pericoli potenziali di un’intervista in diretta e, parimenti, le critiche di quanti, specie sui social, l’hanno sconsigliato dal sottoporsi alle domande di Fazio.Anche se dal giorno dell'elezione in poi Bergoglio ha rilasciato molte interviste, non è una cosa che egli amasse fare prima di essere eletto al soglio di Pietro. Il Papa ha inoltre confermato, proprio da Fazio, che la Tv non la guarda, in virtù di una promessa fatta alla Vergine del Carmelo il 15 luglio 1990. Se, quindi, ha deciso di affrontare le telecamere, è perché aveva l'urgenza di comunicare qualcosa che gli stava molto a cuore. Col suo stile, da «parroco del mondo», con un eloquio paziente e sommesso, ma che arriva dritto al cuore: in virtù di immagini efficaci, alla portata di tutti, e di una mitezza che seduce.A me piace pensare che sia stata l'insistenza sulla necessità di toccare l'altro, specie il povero. Ha detto e ripetuto che non c'è cristianesimo senza la carne di Cristo. Considero una splendida contraddizione il fatto che, in tempi di Metaverso, un Papa - dal pulpito-principe della realtà virtuale (uno studio tv) - riaffermi l'importanza di tornare al cuore della fede: l'Incarnazione di Dio nell'uomo Gesù. Una splendida contraddizione. O, se preferite, un dono immeritato: un piccolo-grande miracolo.

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