FIATO CORTO

La manovra sconta le incognite dei mercati

di Francesco Morosini

Il governo Meloni ha presentato il Bilancio di previsione dello Stato per il 2023. È la manovra economica con le entrate e le spese che l’esecutivo propone alle Camere, tenendo conto degli obiettivi fissati e aggiornati nel Documento di economia e Finanza. È evidente l’attenzione di Palazzo Chigi e di via XX Settembre a un quadro macroeconomico che si annuncia con incognite e la conseguente volontà della Meloni/Giorgetti economics di procedere con prudenza nella chiara consapevolezza che le risorse sono poche e che bisogna moderare le aspettative che sempre generano le vittorie elettorali. Inevitabile che in una manovra di politica economica vi siano sia luci sia ombre: dipendono sia da vincoli oggettivi – il quadro macroeconomico di cui si è accennato – sia dai costi di consenso politico che si è disposti o che si devono pagare alle proprie constituency elettorali.
Tra le luci c'è che l'esecutivo mostra la disponibilità a correre qualche rischio, evitando le aspettative di un condono generalizzato puntando viceversa a smaltire il magazzino dell'Agenzia delle Entrate da microcrediti considerati dalla stessa ormai inesigibili. Da qui la cancellazione delle cartelle notificate entro il 31 dicembre 2015.Più interessante però la decisione per le imposte evase sopra i 1.000 euro di far pagare il dovuto, ma con riduzione delle sanzioni. Se l'impostazione reggerà in Parlamento senza sposare la logica del «tutti liberi», si gioverà la credibilità della classe politica.A frenare i sogni da campagna elettorale che poi divengono incubi di finanza pubblica c'è pure la Bce, che suggerisce di evitare azzardi su scostamenti di bilancio. Il motivo è che l'Eurotower prevede aumenti dei tassi (maggior costo del debito pubblico) sia direttamente contro l'inflazione che per evitare d'importarla in Eurozona qualora ulteriori frenate della Fed statunitense deprezzassero l'euro sul dollaro e così maggiorassero il costo dell'import di materie prime (pur se ora frena). Altro argomento per tenere a bada la spesa pubblica è la possibile fine dei riacquisti di titoli sovrani decisi da Francoforte a sostegno dell'euro-economia stressata dal Sars-Cov2.Pertanto, saggiamente si evitano deficit di budget limitando le risorse a disposizione a 35 miliardi di euro, ovviamente concentrati per il 2023 sul caro energia al fine di tutelare imprese e le famiglie. Qui c'è la possibilità che la tenuta dei conti del governo sia su palafitte, per il semplice motivo che se i mercati dell'energia da aprile in poi restassero turbolenti e continuasse il sostegno all'economia allora l'impostazione contabile del governo centrata su tre mesi sarebbe a rischio.Quindi o tagli con costi di consenso politico o deficit pericoloso per lo spread. In Parlamento la questione diverrà se i partiti temano più il rischio consenso o il rischio di mercato. Forse allontanato se le incognite recessive inducessero la Bce alla prudenza sulla stretta sui tassi. Ma scommetterci, esponendosi all'infausto esito dell'ex premier britannica Truss, pare abbia poco fascino per la Meloni/Giorgetti economics.Tra le ombre della manovra c'è la tassa sugli extra-profitti, già dal nome retorico/populista. Soprattutto pare una pessima idea perché scoraggia proprio gli imponenti investimenti richiesti dalla transizione energetica. Altra ombra è quella che si chiama impropriamente flat tax, ma che invece è un ulteriore tassello (a parte le sperequazioni che crea) della perversa balcanizzazione del sistema tributario italiano.Si potrebbe criticare il governo per poco coraggio? Solo se si intende quello di suicidarsi nei mercati. E il Parlamento?

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