EDITORIALE

Quando la scuola rinnega se stessa

di Piergiorgio Chiarini

In una scuola media di Castenedolo un professore va in classe a impartire proclami negazionisti sulla pandemia invitando i ragazzi a diffidare dei vaccini e a non indossare le mascherine. Episodi che si sono susseguiti anche in altri istituti nei quali il docente supplente ha «insegnato». Il direttore dell’Ufficio scolastico provinciale fa sapere che la situazione è conosciuta e sono stati già presi provvedimenti disciplinari ma l’insegnante non può essere licenziato. Può quindi di fatto continuare a diffondere le sue affermazioni demenziali senza conseguenze significative. In un liceo di Torino il preside ha invece deciso di «massacrare» la lingua italiana, oltre che l’intelligenza, adottando l’asterisco per cancellare il genere maschile e femminile nelle parole imponendo un’ideologia che non sopporta la realtà. Due episodi diversi, ma con un sottofondo comune, che dicono come la scuola si trovi spesso in balia di soggetti che nulla hanno a che vedere con i suoi compiti di educazione e formazione. Si fa indottrinamento in modo subdolo. Purtroppo questo è il risultato di un processo che va avanti da molto tempo che ha portato a dequalificare la scuola mettendo in cattedra molti incapaci che privi di qualunque seria valutazione fanno quello che vogliono sulla pelle dei ragazzi. Fortunatamente non mancano gli insegnanti che per stipendi miseri si spendono con passione mentre la burocrazia scolastica produce scartoffie. Un consiglio, leggere il libro appena uscito di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi: «Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza».

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