SCENARI ECONOMICI

Tempi duri per i conti dell'Italia

di Antonio Troise

Mai come questa volta il governo italiano avrebbe bisogno di una sfera di cristallo per orientare le sue scelte, soprattutto in materia di economia. La guerra di Ucraina ci ha portato in una «terra incognita», senza più certezze. Dopo gli orrori di Bucha, a far impennare il termometro della tensione è stata la raffica di espulsioni di funzionari russi decisa dalle principali potenze occidentali, dalla Germania alla Francia, dalla Spagna alla Danimarca. In Italia, a farne le spese, sono stati una trentina di diplomatici. Una mossa che ha fatto infuriare Putin e allungato nuove ombre sullo scenario internazionale. L’escalation del conflitto arriva proprio alla vigilia del Def, il Documento di economia e finanza, lo strumento principale a disposizione dell’esecutivo per delineare gli scenari macro-economici alla base della prossima manovra economica. Ed è proprio a questo punto che cominciano i problemi per i «previsori». Il Pil del 2022, giusto per fare un esempio, sarà ritoccato al ribasso, dal 4,7% al 2,8-2,7%, con le inevitabili conseguenze sui conti pubblici. Ma Palazzo Chigi non vuole allentare più di tanto i cordoni della borsa, confermando l’obiettivo di ridurre, sia pure non di molto, il debito.
 

Quanto basta per dare un segnale ai mercati e, in prospettiva, mantenere salda la rotta sul risanamento delle finanze dello Stato. Il ministro dell'Economia, Daniele Franco, potrà sicuramente contare sulla sospensione, almeno per tutto il 2023, del patto di stabilità, facendo salire l'asticella del rapporto deficit-pil a ridosso del 6%, fra il 5,6 e il 5,7%. In questo modo si libererebbe un «tesoretto» di circa 10 miliardi. In tutti i Paesi europei l'imperativo resta quello di mettere soldi nelle tasche di cittadini e imprese che devono fare quotidianamente i conti con i maxi rincari delle bollette e delle materie prime. È sufficiente fare un giro negli stabilimenti del Nord-Est o in qualche cantiere edili per toccare con mano le difficoltà delle aziende. L'allarme energia lanciato qualche giorno fa dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, può essere letto solo in un modo: la situazione è arrivata al limite. Il nodo da sciogliere è, naturalmente, quello delle risorse. I 10 miliardi disponibili teoricamente nel Def sono, per la metà, già impegnati per fronteggiare il caro-bollette anche nel 2023. Ma è anche evidente che, di fronte ad eventi così eccezionali, all'esecutivo tocca il compito di varare un Def di guerra, in grado di dare risposte immediate al Paese reale. Draghi sa bene che di fronte all'emergenza servono misure straordinarie. Lo ha già dimostrato chiaramente durante la crisi dei mutui subprime, quando si disse pronto a fare «whatever it takes», tutto quello che era necessario, per salvare l'euro. Ora, di fronte ai nuovi scenari pieni di incognite e di incertezza, bisogna trovare lo stesso coraggio. Coinvolgendo sicuramente l'Europa ma anche facendo le scelte giuste per evitare sprechi, spendere bene e presto i fondi del Pnrr e, soprattutto, mettendo in campo interventi mirati e efficaci che diano un aiuto concreto ai cittadini e alle imprese in difficoltà. Vedremo se questa volta il Def riuscirà ad essere all'altezza del momento storico che stiamo vivendo.

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