L’editoriale

Via al risiko su Europa e Regioni

di Antonio Troise

«Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente!». La massima di Mao, calza a pennello per fotografare quello che sta avvenendo fra i partiti, sia di centrodestra che di centrosinistra, ormai pienamente impegnati nella lunga corsa elettorale, che fra regionali ed europee, si concluderà solo a giugno. A sparigliare le carte è stato ancora una volta il «capitano», Matteo Salvini, che a sorpresa ha deciso di tirarsi fuori dalla competizione per l’europarlamento. Una mossa decisa a freddo e che ha un solo obiettivo: smarcare il partito dalla Meloni e riaprire la gara sulla leadership del centrodestra, lanciando un segnale chiaro anche all’attuale premier che, proprio nella conferenza stampa di fine anno, aveva lasciato uno spiraglio su una sua discesa in campo diretta per le europee. Una scelta che avrebbe portato acqua al mulino di Fratelli d’Italia rafforzando i consensi del partito anche in seno alla coalizione di maggioranza. Strategia che, a questo punto, diventa estremamente complicata e che rischia di aprire un nuovo solco all’interno del centrodestra. Anche perché la Meloni rischierebbe di essere isolata. 
Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, aveva già espresso qualche dubbio sulla possibile candidatura della Meloni. Ed ora, la presa di posizione di Salvini, potrebbe ulteriormente consolidare il suo pensiero. Ma non basta. Fra Fdi e Lega non corre buon sangue neanche sul fronte delle regionali, a partire dalla Sardegna dove i due partiti alleati a Roma, non hanno trovato ancora un accordo sul candidato del centrodestra da schierare il 25 febbraio, quando si apriranno le urne. La Lega non molla sulla ricandidatura di Christian Solinas mentre Fratelli d'Italia va avanti a sostenere la corsa di Paolo Truzzu. Un rebus che dovrà essere risolto in tempi brevi, dal momento che la scadenza per la presentazione delle liste è fissata per il 21 gennaio. Anche sull’altro fronte, quello del centrosinistra, non mancano le scintille. La Schlein, che ha lanciato la sfida di un confronto in diretta con la Meloni, deve ancora decidere se correre in prima persona come capolista nei collegi delle europee o lasciare spazio gli uomini della vecchia guardia, a cominciare dal presidente dell’Emilia, Bonaccini, magari non proprio in linea con il nuovo corso del partito ma sicuramente capaci di portare una buona dote di voti dai territori. Mentre, sul versante del terzo polo, ieri è toccato a Carlo Calenda smentire l’ipotesi di una coalizione con Italia Viva e +Europa che sarebbe stata caldeggiata da Macron. Nelle prossime settimane è facile prevedere ulteriori scossoni nei palazzi della Politica, con le inevitabili tensioni che potrebbero rendere più complicato anche il percorso del governo. Una potenziale instabilità che fra i venti di guerra che soffiano dall’Ucraina e dal Medioriente e i nodi da sciogliere sul fronte dell’economia, a cominciare dall’Iva, non promette nulla di buono. 

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