Il tweet negazionista sul bordo della foiba

La Leonessa
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Purtroppo la lettura della storia con le lenti deformanti dell’ideologia è una maledizione che l’Italia si porta addosso da tempo. E anche in epoca cosiddetta post-ideologica (ma probabilmente lo è solo in apparenza) le cattive abitudini sono dure a morire e riemergono specie in occasioni che dovrebbero invece essere motivo per fare memoria degli orrori che hanno accompagnato il secolo breve dovuti proprio a ideologie antiumane che si sono fatte sistema di potere: fascismo, nazismo e comunismo. Se qualcuno ha dei dubbi si legga l’immenso «Vita e destino» di Vasilij Grossman. Una delle circostanze in cui più si riaccendono i furori ideologici è il Giorno del ricordo, celebrato ieri per ricordare le vittime delle foibe. L’anno scorso il presidente Mattarella parlò esplicitamente di «pulizia etnica mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste», rimarcando anche l’esistenza di «sacche di negazionismo militante». È il caso di un presunto storico che nega che la foiba di Basovizza sia stata usata dalle bande titine per uccidere insieme agli oppositori politici tanti innocenti. Purtroppo però succede che la sezione bresciana di un’associazione titolata come l’Anpi gli vada dietro rilanciando con un tweet affermazioni deliranti. La guerra civile è finita, ma c’è chi ancora la rimpiange.

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