MERCOLEDI' CINEMA

Anelli, nani, elfi e troni di spade. L’autunno fantasy è già iniziato

di Luca Canini
Convince «House of the Dragon», dedicato all'inizio del declino della casata Targaryen. Delude «The Rings of Power», atteso ritorno alla Terra di Mezzo e all'ascesa di Sauron
Milly Alcock nei panni della giovane Rhaenyra Targaryen, protagonsita della serie «House of the Dragon»
Milly Alcock nei panni della giovane Rhaenyra Targaryen, protagonsita della serie «House of the Dragon»
Milly Alcock nei panni della giovane Rhaenyra Targaryen, protagonsita della serie «House of the Dragon»
Milly Alcock nei panni della giovane Rhaenyra Targaryen, protagonsita della serie «House of the Dragon»

L’epica battaglia stavolta non sarà tra le oscure forze del male e gli splendenti eserciti del bene; tra la marea montante di orchi e troll e le schiere di elfi, nani e uomini guidate da Gandalf il Grigio; tra le famiglie del Nord con Jon Snow in testa e le guarnigioni dei Lannister agli ordini della regina Cersei e del fratello Jaime.

Di fronte, l’un contro l’altro armato, due giganti dell’intrattenimento globale: HBO e Amazon. Entrambi in campo con i prequel delle saghe fantasy più amate e seguite: il primo con «House of the Dragon», alle radici di quel «Game of Thrones» che è stata la serie più vista di sempre sul canale tematico statunitense; il secondo con «The Rings of Power», sbandierata premessa alle vicende narrate con dovizia di particolari nei kolossal di Peter Jackson «Il signore degli anelli» e «Lo Hobbit». Forze in campo impressionanti, insomma, per una tenzone a colpi di clic destinata a durare fino a fine ottobre.

«House of the Dragon»

Iniziamo da King’s Landing e da HBO, che anche stavolta non sbaglia la misura della proposta, trovando il modo migliore di riannodare i fili con «Il trono di spade» senza cadere nello stucchevole o peggio ancora nel ridicolo.

I secoli che precedono l’ascesa e il declino di Daenerys sono più o meno due (172 anni prima della nascita della regina dei draghi, per essere precisi), con i riflettori puntati sulle vicende che portarono alla caduta della casata dei biondi Targaryen. Al centro della scena la principessa Rhaenyra, erede designata nonostante la strisciante ostilità di nobili e potenti, re Viserys primo, quinto sovrano dei Sette Regni, suo fratello Daemon, cinico e sanguinario pretendente al potere assoluto, e tutta una serie di personaggi più o meno minori che completano la corte.

Misura giusta e buona proposta, si diceva qualche riga sopra. In particolare negli ultimi due episodi trasmessi (il quarto e il quinto), nei quali si torna al sangue, ai tradimenti, alle perversioni e alla violenza ancestrale che hanno fatto di «Game of Thrones» un fenomeno di costume inevitabile. Certo, qua e là si sente puzza di costoso surrogato, con lungaggini ampiamente evitabili e qualche passaggio clamorosamente fuori fuoco. Ma nel complesso la narrazione procede spedita, con all’orizzonte la prevedibile gazzarra per la corona che a breve re Viserys lascerà vacante.

Successione tumultuosa in vista, con Rhaenyra che da qui al decimo episodio, l’ultimo della prima stagione (appuntamento il 23 ottobre), sarà presumibilmente chiamata a difendere con la spada (e con il fuoco degli amati draghi) il diritto al trono di spade. Attenzione inoltre all’imminente salto temporale: un balzo di dieci anni in avanti che rimescolerà le carte anche a livello di cast.

Voto: 6.5.

«The Rings of Power»

«Come sto andando scusi?», chiedeva un angosciato Fantozzi al direttore Lobbiam durante la cena a casa della contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare, nel bel mezzo del corpo e corpo con il tordo. Risposta: «Male, perdio!».

Molto, molto male nel caso del nuovo «Il signore degli anelli», dispendiosissimo allestimento che si dice abbia voluto in prima persona Jeff Bezos, da sempre fan dichiarato dell’opera di Tolkien. Anche qui si è scelto di puntare sul prequel, riavvolgendo il nastro fino alla Seconda Era della Terra di Mezzo, secoli e secoli prima dello Hobbit, di Frodo e della Compagnia dell’Anello.

Asse portante della narrazione l’ascesa di Sauron, subito dopo la caduta del signore oscuro Morgoth. Buone le intenzioni, disastrosi i risultati. Buchi di trama ricorrenti, digressioni irritanti, personaggi posticci, sviluppi noiosi e banali, ridondanza colpevole di piani narrativi. Restano solo i grandiosi effetti speciali e qualche colpo d’ascia ben assestato. Un po’ poco per salvare il baraccone e per trovare le motivazioni per arrivare fino all’ultimo degli otto episodi (14 ottobre).

Voto: 4.

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