Banda di Artogne:
l’arte si tramanda
di figlio...in padre

Banda di Artogne
Banda di Artogne
Banda di Artogne
Banda di Artogne

I figli seguono spesso le orme dei padri. E la musica non fa eccezione. Ma non ad Artogne, dove è avvenuto esattamente il contrario. La Banda è nata tredici anni fa e sono stati proprio i giovani a «trascinare» nella nuova esperienza i genitori che, armati di strumenti e spartiti, sono cresciuti - musicalmente parlando - insieme ai loro figli. «NEL 2003 ARTOGNEnon aveva una Banda musicale - spiega il direttore Guido Poni, ancora oggi saldamente sul podio -. Raccogliemmo adesioni al Grest estivo e, in settembre, alle elementari. Grazie alla collaborazione del sindaco dell’epoca, Simone Quetti, l’avventura potè iniziare ed oggi, superata ampiamente anche la boa del decennale, possiamo dire che la Banda sta in piedi da sola». Artogne si distingue dagli altri Corpi bandistici anche per un’altra particolarità: «Prima viene la scuola, poi la Banda, che è di fatto un’emanazione dei corsi di musica - sottolinea Poni -. Nel 2003 abbiamo iniziato con le lezioni individuali poi, appena possibile, siamo passati ai corsi di musica d’insieme ed infine è nata la Banda vera e propria». ATTUALMENTE la scuola di musica, che conta una ventina di allievi, continua a sfornare nuovi talenti. «I nostri corsi si tengono il martedì pomeriggio nei locali che abbiamo in dotazione nell’edificio delle elementari - spiega Tiziana Ottelli, da 6 anni flautista della Banda e da due presidente del sodalizio -. L’aggancio diretto con la scuola è strategico: i bambini sentono continuamente la musica e si appassionano». Per stimolare la partecipazione dei ragazzi più piccoli alle attività bandistiche, e rendere piacevole lo studio della musica, negli ultimi anni, in collaborazione con la banda musicale di Gianico, è stata creata la Minibanda, diretta da Sabrina Andreoli, che si esibisce in apertura dei concerti della Banda «senior», oppure in manifestazioni apposite. «É un modo per condividere una passione comune - aggiunge Tiziana Ottelli - e per fare nuove esperienze. La musica unisce, e la sinergia con Gianico funziona perfettamente». La Banda di Artogne è oggi composta da una quarantina di elementi che coprono di fatto tre generazioni: dai 12 ai 70 anni. «L’attività non si limita al solo aspetto concertistico e musicale, ma vuole promuovere un clima dove si coltivano determinati valori, come la perseveranza, l’impegno, il rispetto e il piacere della condivisione di esperienze significative e formative in uno spirito di aggregazione», rimarca la presidente. Fra le esperienze più gratificanti vissute dalla Banda figura l’esibizione nella Basilica Vaticana, accanto al coro della Cappella Sistina diretto da monsignor Frisina, durante la funzione religiosa nell’ambito dei festeggiamenti per il 60esimo di fondazione dell’Anbima - Associazione Bande musicali italiane autonome -, culminati con l’esibizione in piazza San Pietro, prima dell’Angelus di Papa Francesco. A parte i tradizionali «servizi» civili e religiosi, la processione del Corpus Domini e il concerto di fine estate nella piazza del paese dove si affaccia il Centro anziani, la Banda ha una fitta agenda di appuntamenti prestigiosi. A partire dal Concerto di Santa Cecilia, in programma il 26 novembre, che dopo undici edizioni al palasport, quest’anno verrà ospitato per la prima volta nella parrocchiale. Alla performance parteciperà anche un soprano. Il 17 dicembre arriverà ad Artogne la Banda di Solarolo, con la quale è stato aperto un gemellaggio. «Noi - spiega il direttore - ricambieremo l’invito suonando da loro a maggio». Il 7 gennaio è fissata un’esibizione per sax e Banda a Tignale, in collaborazione con la formazione locale diretta da Roberto Milesi e guidata dal presidente Dario Lorenzi. Il 19 febbraio spazio alla quinta edizione di «Dirigiamo», la Masterclass per direttori di Banda e orchestra. «PER OGNI occasione, cerchiamo di individuare un repertorio adeguato e stimolante, con brani che spaziano a tutto campo - conclude Poni -. In occasione del gemellaggio con Courcelles, ad esempio, abbiamo eseguito l’Inno del Belgio ed ho adattato un brano tradizionale belga per Banda. Mi capita spesso di trascrivere brani per questo tipo di organico, che non si trovano in commercio: è uno stimolo anche per gli strumentisti, che affrontano spartiti nuovi e suonano musica che è sempre più vicina ai loro gusti personali»

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