la recensione

«Oppenheimer», con Nolan nel cuore di tenebra del ’900

di Luca Canini
Tutti pazzi per il biopic che racconta l’incredibile storia del padre della bomba atomica: un ritratto intenso, potente e raffinato
Oppenheimer
Oppenheimer
Oppenheimer
Oppenheimer

Fuori «Barbie», dentro «Oppenheimer». Passaggio di testimone più strambo non poteva esserci nell’estate dei record in formato Hollywood: Greta Gerwig, nostra signora della vie en rose, si avvicina al traguardo del miliardo e mezzo di dollari di incassi; il signor bomba atomica Christopher Nolan, sbarcato in sala il 23 agosto, punta già a superare gli ottocento milioni.

Chi l’avrebbe mai detto parte seconda

Dopo l’impronosticabile delirio biondo da Margot Robbie, tutti pazzi per la fisica quantistica e per Cillian Murphy, protagonista del biopic ricavato dal libro di Kai Bird e Martin J. Shervin, un best seller da Premio Pulitzer che racconta il trionfo e la caduta del fisico americano messo a capo del progetto Manhattan.

Il secolo breve dell’orrore

Anni: dal 1942 al 1945. Anche se Nolan allarga lo sguardo fino a includere il periodo europeo della formazione e quello successivo alla fine della seconda guerra mondiale, in piena psicosi da caccia alle streghe. Risultato: due film in uno. Il primo segue da vicino lo sviluppo della bomba, e culmina nelle giornate convulse dell’estate del 1945, con il Trinity Test (16 luglio: la prima esplosione nucleare della storia nel deserto del New Mexico) e i B29 Enola Gay e Bockscar in volo su Hiroshima e Nagasaki (inizio di agosto); il secondo è invece focalizzato sugli aspetti biografici e in particolare sullo pseudo-processo che fu intentato contro Oppenheimer a causa delle presunte relazioni con il partito comunista. Ne viene fuori un ritratto ambizioso e denso, oltre che uno spaccato storico di indiscutibile potenza. Merito della regia austera, composta, del montaggio incalzante, della sceneggiatura minuziosa, di una serie azzeccata di invenzioni visive (il discorso alla platea dissolta dall’onda d’urto radioattiva), dell’uso magistrale del sonoro, delle musiche (splendidamente inquietanti) di Ludwig Göransson; ma merito soprattutto di un protagonista indecifrabile, sfuggente, un moderno Prometeo con il cuore da sfinge.

L’enigma Julius Robert

Qualcuno ha parlato di difficoltà nella messa a fuoco dell’eroe-martire, di un Batman sbiadito. Ma che per tre ore il film non riesca a decodificare Oppenheimer, ad andare oltre gli occhi gelidi e azzurrissimi di Cillian Murphy (Oscar subito!), a dare un peso e una forma precisa alla croce che deve portare, non è un limite ma un gigantesco pregio. Perché è lo stesso padre della bomba atomica a non riuscire a venire a capo dell’enormità dei dubbi etici che si trova ad affrontare, lacerato tra l’orgoglio e la consapevolezza di avere spalancato le porte dell’inferno, tra la vertigine dell’ascesa e il disgusto, tra i sensi di colpa e la chiamata alle armi del Paese che ama (e che lo pugnalerà alle spalle per mano di Lewis Strauss/Robert Downey Jr., strepitoso nel ruolo del politico che ha venduto l’anima al lato oscuro del potere, così come Matt Damon in quello del generale Leslie Groves).

L'analisi finale

Si balla troppo nella prima parte, è vero; la fidanzata Florence Pugh serve a poco, la moglie Emily Blunt fatica a diventare un personaggio vero. Nolan passa come un rullo sopra alcuni snodi, lavorando poco di umanità. Vizio antico del nostro, che dà sempre l’impressione di essere più preso dal sé stesso autore che da ciò che è giusto per il film. E anche dal punto di vista visivo, nonostante l’enfasi in sede di promozione su tutte le quisquilie tecniche, non siamo certo di fronte a qualcosa di epocale e nemmeno a un’opera che si affida alla forza e alla purezza dell’immagine. Ma è un bene che per una volta il meglio di Nolan stia nel cosa e non nel come. Forse anche per questo giovani e giovanissimi hanno gradito, attirati in massa da una pellicola che parla la loro lingua, la lingua del presente, che è figlia più che legittima dell’era della serialità, della lunga durata, del cinema espanso nel multiverso del possibile. Senza se e senza ma: il miglior Nolan di sempre.

Suggerimenti