La novità

«Wham!», il più incredibile dei viaggi al centro del pop

di Luca Canini
Una band epocale Andrew Ridgeley e George Michael in piena epoca d’oro del fenomeno Wham!
Una band epocale Andrew Ridgeley e George Michael in piena epoca d’oro del fenomeno Wham!
Una band epocale Andrew Ridgeley e George Michael in piena epoca d’oro del fenomeno Wham!
Una band epocale Andrew Ridgeley e George Michael in piena epoca d’oro del fenomeno Wham!

«Com’è possibile che un intero Paese sia innamorato di questi due idioti?». È la voce fuori campo di George Michael, sulle note e sulle immagini del delirante video di «Wake Me Up Before You Go-Go», a riportare una delle tante domande che i più si facevano mentre sulla musica pop si abbatteva la tempesta perfetta. «Ma come possono cantare quella roba vestiti in quel modo?».

Incredulità e sconcerto
Una vera e propria rivoluzione durata quattro, sgargiantissime primavere: dal 1982, anno dell’uscita del primo singolo, al 1986, con l’addio in grande stile sul palco di Wimbledon; dalla proverbiale cameretta e dalle cassettine autoprodotte che venivano rimbalzate senza troppi complimenti dai discografici («non diventerà mai una hit di successo», commentò il genio di turno dopo aver ascoltato il primo demo di «Careless Whisper»), alla vetta della classifiche di mezzo mondo; da aspiranti working class hero in jeans e maglietta pronti a raccogliere il testimone dall’incazzosa generazione punk, ad angeli cotonati della gay culture da bordo piscina e dell’edonismo in bikini. Gli Wham! sono stati e restano la quintessenza degli anni Ottanta sculettanti, kitsch e trasgressivi. Lo certifica a meraviglia il breve documentario di Chris Smith rilanciato in questi giorni da Netflix: un’ora e mezza di viaggio al centro della Wham-mania che è soprattutto un ritratto di famiglia del decennio rampante in Technicolor, oltre che un emozionante racconto di come un adolescente imbranato figlio della Londra operaia, nome di battesimo Georgios Kyriacos Panayiotou, nato in una famiglia di immigrati ciprioti («mio padre si fece il culo per tirarmi su»), si trasformò in un amen nel divino George Michael.

L’altra metà della stella
Questione di perfetta coincidenza tra i tempi che cambiavano e il personaggio di cui tutti (senza saperlo) avevano bisogno, certo. Ma anche di merito (tanto merito) di chi accompagnò affettuosamente quella radicale metamorfosi, decidendo alla fine di fare un passo indietro, conscio di non avere né le spalle abbastanza larghe né il talento per stare a fianco di cotanta celebrità. Andrew Ridgeley, l’altra metà degli Wham!. Il padre di tutti i Mauro Repetto a venire, figlio a sua volta di un immigrato, di origine egiziana, e primo motore assoluto del fenomeno destinato a cambiare per sempre le regole del pop di massa. Fu Andrew a decidere che Georgios-Michael doveva fare parte con lui di una band; fu Andrew a sbattersi per far arrivare alla persona giusta la cassettina autoprodotta di cui sopra; fu Andrew a plasmare lo stile Wham! con intelligenza e lungimiranza visionaria. Il resto è storia (del pop): «Club Tropicana», «Make It Big», «Freedom», «Last Christmas», il tour cinese e quello americano, i tormenti identitari di George, sempre più messo alle strette dal richiamo dell’omosessualità. Scettici? Provare per credere. Il cattivo gusto non è mai stato così seducente.

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