Dada Masilo super Il suo «Sacrifice» strappa applausi

di Luigi Fertonani
«Sacrifice»  di Dada Masilo: successo al Teatro Grande FOTO JOHN HOGG
«Sacrifice» di Dada Masilo: successo al Teatro Grande FOTO JOHN HOGG
«Sacrifice»  di Dada Masilo: successo al Teatro Grande FOTO JOHN HOGG
«Sacrifice» di Dada Masilo: successo al Teatro Grande FOTO JOHN HOGG

Si staglia esile e indifesa sulla scena, Dada Masilo, immersa in una comunità che la circonda e la sorregge, ma che alla fine le chiederà un tributo mortale. Fin dalla prima scena di «Sacrifice», la coreografia della stessa Dada Masilo andata in scena l’altra sera al Teatro Grande col suo gruppo, la Dance Factory, emerge un’immagine ben diversa rispetto all’ispiratrice Sagra della Primavera musicata da Stravinskij e che debuttò con enorme scandalo a Parigi nel 1913. A partire proprio dalle musiche, d’ispirazione africana e realizzate dal vivo da un piccolo quartetto in cui dominano non solo le fondamentali percussioni, ma anche il violino «popolare» di Leroy Mapholo e le tastiere di Nathi Shongwe, e la splendida voce di Ann Masina, corpulenta e materna che nel finale della vicenda avrà un ruolo di grande importanza proprio nella concezione di quel sacrificio che fin dall’inizio incombe sulla protagonista. Ritmi rapidi, a volte convulsi animano la comunità rappresentata da dieci ballerini e ballerine in scena che si muovono non solo con cronometrica precisione ma anche con una grazia sensuale letteralmente magnetica: canti pieni di «effetti speciali» degli strumenti, che diventano a volte così rapidi che una delle danzatrici a un certo momento chiede venia al quartetto, che rallentino almeno un poco. Rispetto al modello ispiratore «Sacrifice» ha un andamento meno drammatico, i danzatori e le danzatrici sembrano prendere coscienza, un quadro dopo l’altro, della durezza del finale: la vittima, l’eletta per il sacrificio rituale cerca comunque di sottrarsi, di ribellarsi ma non più di tanto ai quattro danzatori vestiti di bianco che fanno muro contro di lei, ma con un piglio rassegnato. Al suo corpo ormai immobile l’omaggio cerimoniale dei fiori portati in corteo dalla comunità. E si leva, commovente, il dolcissimo e dolente canto di Ann Masina che riassume il significato di un lavoro che costituisce un’accorata riflessione su ciò che le donne in particolare subiscono e patiscono. Un lavoro bellissimo sia per significato sia per l’altissimo livello dell’interpretazione, che il pubblico ha salutato con numerose chiamate in scena degli interpreti.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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