Missing Ear, «Skyquakes» ambienti sonori multiformi

Vietato non perdersi. Non abbandonarsi. Tra atmosfere distopiche, scenari inospitali, angolature scomode, frattali e geometrie volutamente sconnesse. Per ritrovarsi catapultati altrove, in una dimensione parallela pervasa di suoni spaziali, gingilli post elettronici, amenità varie ed eventuali. Break Glitch, Future Bass, Experimental: ispirato dalle palette digitali di Objekt e Autechre, ancor più dalla programmatica citazione «Ascoltare è resistenza», Matteo Gualeni ha ridefinito le coordinate del suo viaggio – da Brescia a Milano sconfinando in altri mondi – nel nuovo alter ego Missing Ear e «Skyquakes» è il risultato della più recente metamorfosi. Ovvero il titolo del disco che segna l’esordio solista del batterista e sound designer già attivo in altri progetti di natura sperimentale. Ebbene. Fuori in digitale su Mille Plateaux e prossimamente pure in doppio Lp, l’album scompone l'approccio convenzionale alla composizione, esorta a spingersi verso un livello più profondo, incoraggia la partecipazione attiva all’interno di un flusso ritmico totalizzante e immersivo: è un atto di ribellione all’intorpidimento collettivo. «Ogni giorno il nostro cervello digerisce una quantità infinita di contenuti sonori, che rimangono inascoltati. Tuttavia, deteniamo ancora il potere di riconnetterci attivamente attraverso l’esperienza» sostiene lo stesso Gualeni. Ecco allora che la suddetta pratica - muoversi nell’ambiente spaziale attraverso intermezzi multiformi, bassi turbo e modulazioni futuribili - diventa centrale nelle sue esplorazioni: come esplicita il primo singolo estratto, «Lost & Found», in orbita astrale sospinto dal videoclip diretto da Marco Ciceri, artista visivo e regista con sede a Berlino, già al lavoro con Ellen Allien e Moderat. •. E.Zup. © RIPRODUZIONE RISERVATA