la recensione

Al Teatro Grande l'unicità inafferrabile di Sokolov

di Luigi Fertonani
Teatro gremito per il recital del gigante russo al Festival pianistico
Grigory Sokolov al Teatro Grande di Brescia
Grigory Sokolov al Teatro Grande di Brescia
Grigory Sokolov al Teatro Grande di Brescia
Grigory Sokolov al Teatro Grande di Brescia

Per l'esordio del suo programma, martedì sera al Teatro Grande per il Festival pianistico, Grigory Sokolov ha scelto la via della semplicità, sempre che questo termine sia adeguato alla musica di Johann Sebastian Bach. I quattro Duetti che vanno dal BWV 802 all'805 sono stati una sorta di vasto preludio ad altre pagine straordinarie: il primo con le sue scale in biscrome che si sono succedute implacabili tra le due mani di Sokolov sul pianoforte, il secondo con la sua piccola Fuga, l'ultimo caratterizzato da una calma perfetta e con la sua lunga introduzione alla mano sinistra.

Concerto «in crescendo»

Ma come dicevamo era questo solo un preludio a pagine ben più complesse a partire dalla straordinaria Partita n. 2 in do min BWV 826 iniziata senza soluzione di continuità col tratto drammatico dell'esordio della Sinfonia che Sokolov ha sottolineato con particolare gravità prima di avventurarsi nel complesso gioco di domande e risposte alternate a pensosi silenzi, e prima di lanciarsi nella parte finale con la Fuga a due voci. Ma molto aveva ancora da dirci il Bach di Grigory Sokolov: dal Canone dell'Allemanda tutto giocato su due voci dall'andamento moderato alla Corrente invece così densa nelle sue quattro voci, e poi nella limpida Sarabanda.E infine il Rondò e soprattutto il Capriccio finale a tre voci al posto della Giga in questa celebre composizione che conferma il carattere geniale e la fantasia inesauribile di questo gigante della musica, che Sokolov conosce con quella sensibilità che sempre strega il pubblico. E quello bresciano non ha fatto eccezione.

Il pianista russo al Teatro Grande
Il pianista russo al Teatro Grande

Il resto della serata

Del tutto diverso ovviamente il registro usato da Sokolov per la parte chopiniana del programma, a partire dalle Mazurke op. 30. A cominciare dalla prima, col suo tratto malinconico, e la seconda in cui il pianista russo ha invece sottolineato il clima febbrile della seconda parte.Nella terza Sokolov ha soppesato attentamente l'esordio con le sue note ribattute per arrivare tema centrale e ai suoi carezzevoli episodi successivi; per arrivare all'ultima, alla quarta, la più ampia e variegata della serie con le sue sospensioni e i suoi poetici ritorni al tema principale.

Un'altra maturità naturalmente nella serie delle tre Mazurke op. 50, non solo per la loro ampiezza ma anche per la fantasia dell'autore, ad esempio nel piglio quasi militaresco della seconda per arrivare all'ultima, dalla conclusione quasi commossa prima del vigoroso accordo finale. Ma Sokolov è in grado di «armonizzare» anche paesaggi musicali completamente diversi: ed ecco quindi emergere, con magnifica pienezza di colori, anche il mondo romantico delle Scene della Foresta di Robert Schumann, con quadri pieni di fiori e di cacciatori, e il volo dell'enigmatico e iridescente Uccello Profeta, inafferrabile in tutto il suo mistero.Sugli applausi del pubblico Sokolov ha infine dato la stura agli attesissimi, quasi leggendari e inesauribili, bis a conclusione di una serata che non ha deluso le aspettative di quanti erano presenti al Grande.

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