Piacere Vasco Brondi, emozioni senza filtri

di Claudio Andrizzi
Vasco Brondi sul palco del Vittoriale di Gardone Riviera: l’edizione 2021 di Tener-A-Mente verso il gran finale FOTOLIVE/Giovanni Podavini
Vasco Brondi sul palco del Vittoriale di Gardone Riviera: l’edizione 2021 di Tener-A-Mente verso il gran finale FOTOLIVE/Giovanni Podavini
Vasco Brondi sul palco del Vittoriale di Gardone Riviera: l’edizione 2021 di Tener-A-Mente verso il gran finale FOTOLIVE/Giovanni Podavini
Vasco Brondi sul palco del Vittoriale di Gardone Riviera: l’edizione 2021 di Tener-A-Mente verso il gran finale FOTOLIVE/Giovanni Podavini

Dalla furia delle «Canzoni da spiaggia deturpata» (Targa Tenco nel 2008) al disagio contemporaneo per le sconfitte collettive del «Paesaggio dopo la battaglia»: Vasco Brondi ha spento Le luci della centrale elettrica, ma nel suo nuovo percorso da solista rimane un lucido interprete dei sogni falliti di una generazione. La stessa che lo segue fin da quel folgorante esordio di ormai 13 anni fa, e che ieri si è ritrovata nell’anfiteatro del Vittoriale per la tappa gardesana del cantautore ferrarese, in tour per presentare finalmente dal vivo il primo disco a suo nome. In platea quindi niente giovanissimi, che forse poco o nulla sanno di questo rigoroso cantastorie da meditazione del nuovo millennio. Che per altro già agli inizi della sua carriera si chiedeva «cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi c...o di anni zero», quasi a profetizzare un «no future» nostrano con il quale i millennials hanno poi in qualche modo dovuto fare i conti, imparando a sopravvivere alle disillusioni. Un percorso che Brondi ha tracciato poeticamente in musica, attraverso i quattro album a nome Le luci: esperienza ora confluita in una dimensione nella quale, spiega Brondi, «l’utilizzo delle mie vere generalità ha tolto un ulteriore filtro nel rapporto con il pubblico». Come a dire che la comunicazione tra palco e platea non è mai stata così diretta per l’altro Vasco del rock italiano. Che, da musicista coscienzioso e attento ai dettagli, ha voluto garantire a questo show il sigillo di una tessitura musicale ampia, spaziosa, una grande rete cucita a mano da una piccola ma eccellente orchestra (con Daniela Savoldi al violoncello) nella quale far confluire canzoni del presente e del passato, ma anche poesie, parole altrui, oltre a un omaggio a Franco Battiato con «Bandiera bianca». «Dobbiamo ringraziarlo tutti perché ha allargato i confini delle canzoni, che dopo di lui sono diventate dei contenitori molto più capienti». Una cover sentimentale, fra i punti più toccanti di un live aperto nell’inquietudine degli scenari post-Covid con la splendida «26.000 giorni»: incipit ideale di uno show intenso, tagliente, in saliscendi tra i ricordi di «Le ragazze stanno bene» o «Mistica» e il presente di «Mezza nuda» o «Luna crescente». Squarci di un futuro che promette rivelazioni illuminanti.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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