Gioco no, orgoglio sì Il Brescia usa la testa e si salva in extremis

di Gian Paolo Laffranchi
Il Brescia esulta e tira un sospiro di sollievo: ha raggiunto all’ultimo il pareggio con il Venezia grazie al 2-2 di Papetti.Il punto ottenuto coincide col terzo risultato utile di fila AGENZIA FOTOLIVE/Filippo  Venezia
Il Brescia esulta e tira un sospiro di sollievo: ha raggiunto all’ultimo il pareggio con il Venezia grazie al 2-2 di Papetti.Il punto ottenuto coincide col terzo risultato utile di fila AGENZIA FOTOLIVE/Filippo Venezia
Il Brescia esulta e tira un sospiro di sollievo: ha raggiunto all’ultimo il pareggio con il Venezia grazie al 2-2 di Papetti.Il punto ottenuto coincide col terzo risultato utile di fila AGENZIA FOTOLIVE/Filippo  Venezia
Il Brescia esulta e tira un sospiro di sollievo: ha raggiunto all’ultimo il pareggio con il Venezia grazie al 2-2 di Papetti.Il punto ottenuto coincide col terzo risultato utile di fila AGENZIA FOTOLIVE/Filippo Venezia

Ha un cuore e anche un’anima, sa usare la testa per aggiustare le cose all’ultimo secondo. Non ha un’identità di gioco, si accende e si spegne, incassa sempre troppi gol. Così è il Brescia (se vi pare): una squadra pirandelliana come i personaggi in cerca d’autore, non ha ancora una collocazione in questa Serie B e dopo il pareggio acciuffato con il Venezia se ne sta a metà classifica con un derby da recuperare (a Cremona, l’8 dicembre). Due vittorie, 3 pareggi, 2 sconfitte, 10 reti realizzate e 10 subite: non un rendimento da prima della classe. Si era detto alla vigilia che contro rivali lanciati come i veneti anche un pareggio non sarebbe stato un disastro. È addirittura un sollievo, se si pensa che il 2-2 arriva nel quinto e ultimo minuto di recupero. Per rimontare risultano determinanti l’ingresso di Jagiello e soprattutto quelli dei redivivi Bjarnason e Torregrossa: «Avevamo bisogno di qualità e loro ce l’hanno data - commenta Diego Lopez a fine gara -. A volte un allenatore sceglie di mettere prima la quantità e poi la qualità, altre volte sceglie il contrario». Preferibile il contrario, per una squadra che vuole risalire in Serie A: l’obiettivo del tecnico, come dei giocatori retrocessi insieme a lui. AD OGNI LIVELLO, a cominciare dalla Nazionale di Mancini, si è capito quanto conti alzare il tasso tecnico di una squadra. Belli fa rima con vincenti; intendeva anche questo il Barone Liedholm, quando diceva che «se il pallone ce l'abbiamo noi, non ce l’hanno gli avversari: quindi non rischiamo di prendere gol» (come risolvere due problemi in uno). Ma non c’è solo questo: la ricerca del bel gioco è imprescindibile per una squadra come il Brescia, che assomiglia tanto alla sua versione del 2019 anche se allora in cabina di regìa c’era Tonali e nessuno fra i neoacquisti Van de Looi e Labojko riesce a prenderne il posto. Problema relativo, comunque: si può giocare anche in maniera diversa e con altri interpreti perché nella rosa le soluzioni di palleggio non mancano, anzi sono più di allora. All’inizio contro il Venezia Lopez preferisce elementi di nerbo (Labojko), di corsa (Spalek, Ayé). In panchina siedono Ragusa, Zmrhal, Bjarnason, Jagiello e Torregrossa. L’inserimento degli ultimi tre cambia la partita, che non si stava mettendo bene perché Zanetti avrà pure meno qualità a disposizione, ma la sfrutta tutta da subito: Vacca è il play che fa girare gli ingranaggi, Johnsen non sa ancora quant’è forte, Forte invece sì e timbra due volte firmando il sorpasso (sei gol nelle ultime cinque partite). Il suo è un 1-2 perché a passare in vantaggio è il Brescia. Non è possesso, non è dominio: è una prodezza di Bisoli, che incrocia al volo su traversone fortunoso di Dessena. IL CAPITANO è la certezza della squadra di Lopez: da quando è tornato è iniziata la serie positiva con qualificazione in Coppa Italia, 2 pareggi e un successo in campionato. Già 2 reti per Bisoli (la prima in Coppa), che non è una punta ma nel primo tempo è il più pericoloso. Prova a imitarlo Dessena, a segno nella trasferta vincente di Cosenza prima della sosta-nazionali, ma il 2-0 è annullato per fuorigioco di Spalek. È il momento migliore. Poi il Venezia si riorganizza e torna a macinare gioco. Forte colpisce su corner di Aramu prima, approfitta di un tacco di Fiordilino poi. In mezzo c’è l’intervallo e ci sarebbe il tempo di correggere una formazione che non funziona: Labojko fuori dal gioco, Ayé che non tiene una palla, Donnarumma mai innescato, con i terzini costretti alla prudenza dalla spinta avversaria. C’è una panchina finalmente di pregio dopo tanta emergenza, non ci sono Cistana, Martella e Ndoj ma molte altre carte da giocare sì. Lopez cala l’asso Torregrossa un po’ tardi, ma riesce a rimediare anche grazie al contributo di Jagiello e di Bjarnason, che è il capitano dell’Islanda non a caso e ha quello che serve per rendersi utile: esperienza, duttilità, vocazione offensiva. Bjarnason spinge, Jagiello calcia la punizione della disperazione procurata da Sabelli, Torregrossa svetta e indovina l’inzuccata che si stampa sulla traversa rimbalzando su Papetti, centrale diciottenne dal futuro radioso che in tuffo realizza il gol più giovane della Serie B. Sperando sia la nascita di un Brescia nuovo di zecca. Un Brescia di qualità. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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