La coppia-promozione funziona anche in un finale infuocato

Ernesto Torregrossa: nessuno nel Brescia sa tenere palla come lui
Ernesto Torregrossa: nessuno nel Brescia sa tenere palla come lui
Ernesto Torregrossa: nessuno nel Brescia sa tenere palla come lui
Ernesto Torregrossa: nessuno nel Brescia sa tenere palla come lui

Con l’Entella c’era il rammarico per il gol preso nel finale e i due punti gettati al vento: bicchiere mezzo vuoto? Qui si è arrivati a dire che il pareggio all’ultimo respiro è un segnale importante: bicchiere mezzo pieno? La sostanza però è la stessa. Il bicchiere del Brescia si riempie sempre allo stesso livello. Un punto allora, un punto ieri. Più di tutto quattro punti regalati alla concorrenza e un interrogativo biforcuto sulla punta della lingua. Si poteva vincere o si doveva vincere? Gli allenatori dicono spesso che conta più la prestazione dei punti. Lopez è uno di questi. Com’è stata, allora, la prestazione? Il fact-checking è curioso. L’allenatore del Brescia ha dichiarato «bene il primo tempo, meno bene il secondo». Peccato che nei primi 45 minuti il Venezia abbia avuto un maggiore possesso (48%-52%), fatto più tocchi di palla (328-352) e più passaggi (241-244) con una maggiore precisione (78,8%-87,3%). Nella ripresa decisamente meglio il Brescia, che ha chiuso con uno strapotere nel possesso (55%-45%), ha dominato il controllo della palla (415-303), fatto molti più passaggi (332-203) e migliorato di 2 punti percentuali la sua precisione nella trasmissione (80,3%-81,4%). LO SPARTIACQUE è stato l’ingresso di Torregrossa. Fino al suo ritorno in campo, il Venezia ha costruito e il Brescia ha provato a ripartire. Il gol di Bisoli (oggettivamente un capolavoro) è stato una situazione episodica. Per un’ora, finché Torregrossa è stato in panchina, Lopez ha lasciato ai lagunari campo e iniziativa. Dal raddoppio in avanti si è cercato di correre ai ripari sconfessando le decisioni di partenza. Si potrà dire che è un caso, ma la zucca che più di tutte condiziona il gol del 2-2 è quella di Torregrossa. Dopo 7 partite, 5 delle quali con Lopez, si potrebbe azzardare una prima diagnosi. Giocare un calcio episodico e basato più sull’intensità che sulle idee può far vincere qualche partita, non i campionati. Al Brescia ancora mancano le situazioni codificate e una produzione offensiva sistematica, elementi che si sono visti (a sprazzi) solo quando Torregrossa ha provato ad attualizzare l’intesa con Donnarumma. Perché rinunciare a un feeling (Donna-Torre) che funziona da anni? A livello tattico la squadra di Lopez ha pagato l’atteggiamento fluido del Venezia, capace di tramutare il 4-3-3 in 4-3-1-2 e 4-3-2-1 a seconda dei movimenti di Aramu (partito largo a sinistra, poi accentratosi, quindi di nuovo largo) e di Johnsen (ora ala, ora seconda punta, ora centrocampista aggiunto). Questa variabile ha costretto Sabelli a rinunciare alla spinta, togliendo una delle poche risorse offensive universalmente riconoscibili della squadra. Più in generale, il Brescia ha portato pochi uomini a ridosso dell’area avversaria. Solo quando Ernesto ha ripreso il suo posto in campo, si è visto qualcosa. È possibile ripartire da lì? • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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