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Baggio-Guardiola «Quante emozioni Grazie Brescia»

di Sergio Zanca
LO SPECIALE. I due grandi ex intervistati da Raisport
Il Codino: «Ho allungato la carriera per merito di Corioni e Mazzone» Il Pep: «Una grande fortuna aver giocato in una società del genere»

 Roberto Baggio, 44 anni: 95 presenze e 45 gol tra il 2000 e il 2004
Roberto Baggio, 44 anni: 95 presenze e 45 gol tra il 2000 e il 2004

 Roberto Baggio, 44 anni: 95 presenze e 45 gol tra il 2000 e il 2004
Roberto Baggio, 44 anni: 95 presenze e 45 gol tra il 2000 e il 2004

Roberto Baggio, Pep Guardiola e la mozione degli affetti. Nel corso della trasmissione «Dedicato a...» di Auro Bulbarelli, andato in onda su Rai Sport 2 e incentrato sul centenario del Brescia, i due grandi campioni parlano del periodo trascorso in biancazzurro. Lo fanno con gli occhi lucidi, ricordando gioie e dolori.
Il Divin Codino (dal 2000 al 2003 con Carletto Mazzone, poi una stagione con Gianni De Biasi) spiega che l'operazione è nata da una telefonata di Mazzone: «Mi ha chiesto se ero disponibile ad andare a Brescia - ricorda Baggio, intervistato a Coverciano -. Per me era la soluzione più giusta, avevo la possibilità di rimanere vicino alla famiglia. Carletto e il presidente Gino Corioni erano personaggi che mi davano una certa fiducia. Non ho mai considerato importante la categoria nè il blasone della società. L'obiettivo principale: far divertire la gente».
«IL PRIMO ANNO siamo partiti male - prosegue Baggio -. Tanti ragazzi si affacciavano alla serie A: Mazzone è sempre stato convinto delle nostre qualità, ha avuto ragione. Con lui si è creato un rapporto eccezionale. Devo essergli grato, perchè mi ha dato la possibilità di continuare col calcio. Insieme, a Brescia, abbiamo fatto qualcosa di straordinario».
Poi è arrivato Guardiola: «Grandissimo. Come giocatore e come persona». E se Moratti insistesse per portarvi all'Inter? «Il Pep ha i suoi collaboratori, non ha bisogno di nessun altro accanto. Ma la vita è imprevedibile, può succedere di tutto».
Una rapida digressione nerazzurra, per tornare subito al 2002: «Avevo segnato 8 gol in 8 gare. A Parma, in coppa Italia, ho riportato la rottura dei legamenti, sono stato operato. Volevo tornare per conquistare un posto ai Mondiali in Giappone, e nelle ultime 3 giornate ho firmato altre 3 reti. Ma non è bastato a convincere il ct Trapattoni. Ho provato un'amarezza infinita».
È commosso, Baggio, quando parla della scomparsa di Mero, avvenuto nel 2002 in un incidente stradale: «Ripensando a Vittorio mi viene ancora adesso il magone. Sono cose che non ti aspetti, arrivano come mazzate in mezzo agli occhi. Spaventoso».
E CHIUDE soffermandosi sulle ragioni del suo ritiro: «Convivere col dolore dall'età di 18 anni non è semplice. Diventa sempre più difficile. Al mattino mi alzavo senza sapere quale delle due ginocchia (entrambe sottoposte a interventi chirurgici; ndr) facesse meno male. Il lunedì e il martedì trascorrevo le giornate con le borse del ghiaccio, sperando di rimettermi in piedi per la doppia seduta del mercoledì. No, non potevo continuare così. Non allenarsi coi compagni è abbastanza umiliante».
Da ultimo gli auguri al Brescia centenario: «Spero che torni nella massima serie il più presto possibile - afferma Baggio -. La società sta lavorando bene, dispone di una rosa con molti giovani promettenti. L'importante è che i tifosi restino vicini alla squadra. E un applauso infinito alla famiglia Corion»".
Sfuma l'immagine del Codino ed ecco Guardiola, che interviene da Barcellona, dove ha creato la squadra probabilmente più forte di tutti i tempi, con Messi, Xavi, Iniesta e compagnia: «Quando posso torno a Brescia a ritrovare gli amici - assicura, ed è vero: lo ha fatto anche un mese fa -. Lì io e la mia famiglia siamo stati bene. Sento Baggio. E ogni tanto telefono a Mazzone, che mi ha spiegato molte cose: una fortuna, averlo conosciuto. Quello che rimane, al termine di ogni esperienza, è il rapporto con le persone».

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