Addio senza rimpianti Ora coerenza e serenità

di Vincenzo Corbetta
Giorgio Perinetti: ha 71 anni
Giorgio Perinetti: ha 71 anni
Giorgio Perinetti: ha 71 anni
Giorgio Perinetti: ha 71 anni

Jesse Joronen va salutato con gli onori che si devono a un bravo professionista, ma senza troppi rimpianti. La sua cessione, con contropartita in denaro (un milione e 250 mila euro) e tecnica (il portiere Lezzerini, il difensore esterno Galazzi), si può sopportare. Joronen era arrivato a Brescia dopo la promozione in A, nell’estate 2019. Un anno prima era stato decisivo nell’eliminazione dell’Atalanta dai preliminari di Europa League con la maglia del Copenaghen: determinante la parata sul rigore finale di Cornelius. E, nonostante l’annata infausta dei biancazzurri in A conclusa con il consueto ascensore, era stato il miglior numero 1 del campionato per rendimento. Secondo Whoscored, il sito principe nel panorama mondiale per le statistiche applicate al calcio, era stato senza eguali addirittura in Europa. In Serie B Joronen doveva essere un valore aggiunto, soprattutto per una squadra intenzionata a salire. Lo è stato soltanto a tratti. E soprattutto nell’ultima stagione gli errori e le incertezze, la sensazione di sicurezza smarrita percepita da fuori sono state superiori alle prodezze e ai punti portati alla causa. Capita. Si sta parlando, è bene ribadirlo, di un professionista esemplare oltre che di un portiere di livello. Ma il suo bilancio del triennio al Brescia, al di là dei numeri (103 presenze), parla di una retrocessione e due mancate promozioni. Non soltanto colpa sua, anzi. Ma la sua partenza non deve far stracciare le vesti. L’unico dubbio è il fatto che va a rinforzare una diretta concorrente, il Venezia fresco di retrocessione: si spera di non doverlo rimpiangere. Il metodo di costruzione del Brescia è cambiato: si è passati dall’usato sicuro dell’anno passato, a giocatori vogliosi di rilancio o di categoria inferiore ma giovani. Certo, un anno fa Massimo Cellino, senza il supporto di un direttore sportivo, gli acquisti estivi li aveva azzeccati tutti, come ha dimostrato l’ottima prima parte di stagione: da Moreo a Leris; da Bertagnoli a Tramoni, quest’ultimo sconosciuto ai più. In gennaio al fianco di Cellino c’era Francesco Marroccu, che ha gestito il cambio da Inzaghi a Corini. Un esonero... a scoppio ritardato ma la celeberrima clausola che avrebbe dovuto tutelare SuperPippo dall’esonero mica l’ha voluta Marroccu. E il mercato di gennaio, sulla carta sontuoso (da Adorni a Sabelli; da Behrami a Proia; da Andrenacci a Bianchi), è stato un flop. Come il cambio in panchina a 7 giornate dalla fine: il Brescia 5° era e 5° è rimasto. E la promozione diretta è svanita nella semifinale col Monza, la cui superiorità si è manifestata, oltre che dalle decine di milioni investiti da Berlusconi, dalle 3 sconfitte (e un pari) nei 4 confronti stagionali. Adesso si cambia nuovamente rotta. Il presidente ha rivoluto il duo Perinetti-Clotet, che nella seconda parte del 2020-21 ha fatto viaggiare la squadra a una media da promozione diretta, 2 punti a partita. Cellino non deve dimenticare le condizioni in cui maturò quella rimonta, che nel ritorno portò il Brescia dalla paura della C ai play-off. Mai come in quei mesi la sua presenza fu così discreta: zero polemiche, serenità totale. La strada è segnata, gli uomini sono gli stessi. Il nuovo metodo di costruzione della rosa funzionerà in modo direttamente proporzionale alla coerenza nel portarlo avanti e alla tranquillità dell’ambiente. Dipende solo da Cellino. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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