Alessandro Altobelli

di Gian Paolo Laffranchi
Alessandro Altobelli, 65 anni: cresciuto nel Brescia, è stato campione del Mondo con l’Italia nel 1982
Alessandro Altobelli, 65 anni: cresciuto nel Brescia, è stato campione del Mondo con l’Italia nel 1982
Alessandro Altobelli, 65 anni: cresciuto nel Brescia, è stato campione del Mondo con l’Italia nel 1982
Alessandro Altobelli, 65 anni: cresciuto nel Brescia, è stato campione del Mondo con l’Italia nel 1982

La fuga per la vittoria Mundial, certo. Ma non solo. Alessandro Altobelli è Spillo forever non soltanto per la finale con la Germania sigillata da una sua indimenticabile prodezza, la sublimazione del concetto di contropiede, 3-1 e ciao ciao Germania. No. Il campione di España 1982 è anche il semifinalista di due Europei (1980 e 1988). È il bomber prima del bomber: fa parte dello stesso club di SuperPippo Inzaghi, il nuovo allenatore del Brescia che come lui si è fatto strada in un Europeo (quello della finale persa nel 2000) e si è laureato campione in un Mondiale (quello della finale vinta nel 2006). «Inzaghi allenatore del Brescia: scelta migliore non ci poteva essere», osserva Spillo. SuperPippo per un SuperBrescia: la speranza è questa. Inzaghi è la soluzione giusta per questa piazza, per questa squadra. Brescia aveva bisogno di un arrivo del genere. Pippo in questi anni ha allenato sempre, ha allenato bene. È stato promosso, è retrocesso, ha fatto sempre e comunque un buon calcio. Dopo gli inizi al Milan, una promozione e una qualificazione ai playoff con il Venezia, una scalata e una discesa con il Benevento. Nell’ultimo campionato in A è stato obiettivamente sfortunato. Il pareggio con il Crotone nella penultima partita è stato incredibile. A metà stagione il Benevento era quasi salvo. Ha sempre dimostrato di essere all’altezza della categoria. A Brescia Inzaghi è arrivato preparato: aveva ripassato la storia del club, sapeva chi aveva di fronte, non trascura alcun dettaglio. Questo studio costante è il suo valore aggiunto? Ma io dico che è logico che un allenatore sappia tutto della città dove va a lavorare. Deve sapere anche quali giornali e quali televisioni trova. Essere preparato e organizzato su tutto fa parte del mestiere, non ci sono solo gli schemi sul campo. Per un professionista dovrebbe essere sempre così. La normalità. Trovo strano il contrario, sinceramente. Al di là delle dichiarazioni di rito, la scelta di un allenatore come Inzaghi chiarisce le ambizioni per la prossima annata? Sicuramente. Perché Cellino ha scelto il meglio per la piazza, ma anche il meglio che c’era su piazza in generale. Ora, io non so come sarà la squadra: deve essere ancora costruita, non so ancora quali saranno gli acquisti e quali le cessioni. Ma so che il presidente è uno che non vuole stare a guardare. Ho letto le sue dichiarazioni alla presentazione di Inzaghi alla stampa. «Prima salviamoci, poi penseremo al resto». Piedi per terra. Perfetto. Ma io sono certo l’anno prossimo l’obiettivo non sia salvarsi per poi provare ad andare più in là: Cellino è ambizioso e allestirà una squadra all’altezza. Forse Cellino dice così perché non vuole mettere troppa pressione addosso alla squadra. Ma Inzaghi è una scelta significativa. Sì: una scelta da Serie A. La miglior difesa è l’attacco, a maggior ragione se si pensa all’ultimo Brescia promosso in A: la squadra di Eugenio Corini segnava a raffica con Ernesto Torregrossa e soprattutto Alfredo Donnarumma habitué del tabellino dei marcatori. Quanto conterà il reparto-punte quest’anno? Fondamentale. Sarà fondamentale avere punte che segnino tanto, che concretizzino il lavoro svolto dalla squadra. Anche perché il gioco di Inzaghi di occasioni ne crea parecchie. Fosse al suo posto, punterebbe su Donnarumma o lo lascerebbe andare per cercare alternative sul mercato? Donnarumma tutta la vita! Questo penso. È un ottimo attaccante, lo ha dimostrato e in Serie B può fare la differenza. È una punta da 20 gol a campionato. Io lo terrei, certo. Bisogna risolvere il problema del contratto, visto che è in scadenza. Ma a un giocatore del genere io l’allungherei senza troppi dubbi. Cosa può dare Inzaghi a Donnarumma e viceversa? Per un attaccante essere allenato da un attaccante che conosce tutti i problemi del suo ruolo è l’ideale. Inzaghi poi è un bello stimolo a restare. Per questo magari tanti faranno la scelta giusta: decideranno di rimanere a Brescia anche in B. Quanto a Donnarumma, potrà ripagare la fiducia dell’allenatore a suon di gol. Gol in quantità e grande calcio per l’Italia in questo inizio di Europeo. Se l’aspettava? Sì. Era sotto gli occhi di tutto il grande lavoro svolto dal commissario tecnico Mancini già prima di questa fase finale. L’Italia vince sempre e non prende gol: così è stato anche all’esordio contro la Turchia. Ma questi successi non nascono per caso: Mancini ha convocato tutti i candidati possibili, anche gente che non aveva debuttato in A, per formare un suo gruppo e allenarlo come un club. Adesso la Nazionale è forte, equilibrata, rappresenta al meglio una storia importante. Storia di cui Altobelli fa parte a pieno diritto. Ho fatto 2 Mondiali vincendo nell’82, 2 Europei con una doppia semifinale: nell’80 uscimmo pareggiando 0-0 con il Belgio e io non mi lamento mai dell’arbitraggio, ma in quella occasione onestamente ci penalizzò un po’. Nell’88 siamo arrivati quarti pagando dazio allo strapotere fisico della Russia su un campo zuppo di pioggia. Ma in precedenza avevamo fatto bene contro la Germania, battuto Spagna e Danimarca. Eravamo forti, con Vicini ct e giocatori come Vialli e Mancini, Baresi e Maldini. Spero che questo Europeo finisca meglio. Non vinciamo dal 1968... Sarebbe anche ora. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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