Astuzia, sostanza e qualche brivido: per ora basta così

di Alberto Armanini
Tutta la gioia di Luca Lezzerini dopo il rigore respinto a Mazzocchi
Tutta la gioia di Luca Lezzerini dopo il rigore respinto a Mazzocchi
Tutta la gioia di Luca Lezzerini dopo il rigore respinto a Mazzocchi
Tutta la gioia di Luca Lezzerini dopo il rigore respinto a Mazzocchi

A furia di parlare di Brescia offensivo e intraprendente, si è rischiato di dimenticare che certe partite si vincono d’astuzia e di sostanza. Per fortuna è tornata la Serie B a ricordarlo urbi et orbi. Un campionato che ti concede un tempo di assoluto dominio (ma con poco spazio per sbucare) e una ripresa di inaspettata sofferenza, dove la matricola in crisi nera e senza allenatore rischia di rimettere tutto in discussione. Non sarà forse la vittoria più «catalana» ma è quanto di più prezioso potesse capitare al debutto. Nel complesso zero dubbi: il Brescia è stato superiore al Südtirol. Lo è stato nella proposta di gioco del primo tempo, benché le uniche due occasioni da gol siano state palle inattive, e pure nella gestione della ripresa. Il sospetto però è che allo stato attuale esista un Brescia con e uno senza Ndoj, il vero centro gravitazionale della squadra per i 52 minuti in cui ha giocato. Oltre al gol, che fa il paio con la punizione di Pisa attribuita alla schiena di Nicholas, lo dimostra il dato sui palloni toccati del primo tempo: 46, più di tutti gli altri in campo. Non solo. Volenti o nolenti dal suo piede sono passate tutte le scariche d’adrenalina della partita. L’altro giocatore chiave, ça va sans dire, è stato Flavio Bianchi, trequartista nel primo tempo e seconda punta nella ripresa (il che la dice lunga sulle sue qualità). Dopo la comprensibile fatica dei primi 25 minuti, con solo 7 palloni toccati tra due linee strette e compatte, è stato decisivo alla prima palla utile. Quando il pallone gli è stato recapitato dove doveva, il bottino è stato massimo: punizione, giallo a Zaro e gol di Ndoj. Cosa volere di più? Ah, giusto: il gol del 2-0. Un gingillo pizzicato in rete con la strada verso la porta spalancata. Una stella sul bavero anche a Lezzerini, che ha cambiato il volto alla serata parando il rigore di Mazzocchi in un momento in cui le conseguenze potevano essere disastrose. Doppia: la parata nel recupero su Odogwu forse non è influente ai fini del risultato ma è da grande portiere. Il paradosso è che nel secondo tempo, provando a fare l’andatura, il Südtirol ha riequilibrato tutti i dati nella proposta di gioco. Più possesso (47-53), più conclusioni (8-19, di cui 4-4 nello specchio), maggior numero di passaggi (401-452) e pure migliore precisione tecnica nella trasmissione di palla (79%-81%). Una menzione speciale allora per Pep Clotet, che ha rinunciato al 4-3-1-2 quando ha capito che la squadra non era più in grado di reggere il trequartista per passare a un 4-4-2 di protezione con Galazzi e Bertagnoli esterni, la coppia Ayé-Niemeijer davanti e il tandem Labojko-van de Looi in mezzo. Anche in questa lettura c’è parte del suo talento. Perché oltre alle ideologie e al credo calcistico si tratta di un allenatore pragmatico, che bada al risultato. E quindi ecco i tre punti. Difficile dire quanta strada possa fare questo Brescia ma per ora va bene così.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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