Bordon, 70 anni da campione a difesa dei pali

di Alessandro Maffessoli
Ivano Bordon, 70 anni:  nel suo palmares figurano anche cinque scudetti
Ivano Bordon, 70 anni: nel suo palmares figurano anche cinque scudetti
Ivano Bordon, 70 anni:  nel suo palmares figurano anche cinque scudetti
Ivano Bordon, 70 anni: nel suo palmares figurano anche cinque scudetti

Quattro Mondiali vinti. Uno in più di Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelè. Perché «vincere non è importante: è l’unica cosa che conta». Un mantra che Ivano Bordon ha imparato molto prima di arrivare alla Juventus, squadra con la quale ha trionfato, da preparatore dei portieri, nel 1996 nella Coppa Intercontinentale (1-0 al River Plate, rete di Del Piero). Ripetendo l’impresa azzurra del «Mundial ’82» dopo aver fatto da vice a Dino Zoff. Nel 2006 l’ultimo acuto, sempre in azzurro come preparatore. «Un’esperienza straordinaria - ricorda Bordon -. Al fianco di Marcello Lippi e di grandi portieri del calibro di Buffon, Peruzzi e Amelia». Il quarto sigillo è stato in realtà il primo in ordine cronologico. «Ed è un successo al quale tengo molto. Era il 1973 e insieme a Oriali, Furino, Cecchini e Graziani, ho vinto il mondiale militare in Congo: un titolo vinto in un contesto tutt’altro che semplice. Può sembrare meno prestigioso, ma ne vado molto orgoglioso». Anche a livello di club sono numerosi i successi ottenuti in carriera: in campo due scudetti con l’Inter, altrettante Coppe Italia (in aggiunta a una terza conquistata con la Sampdoria); come preparatore alla Juventus si è reso protagonista di tre tricolori, un’altra Coppa nazionale, una Supercoppa Europea, un titolo Intercontinenale e, la Champions League del 1996. «L’ultima vinta dai bianconeri - ricorda Bordon -: a Roma contro l’Ajax ai rigori. Fu una grande emozione». Forte come quando iniziò a giocare sui campi di provincia nella sua Marghera, alla Juventina. Tuffi di qualità e grandi parate che gli valsero poi il passaggio all’Inter. È l’inizio di una straordinaria carriera. In nerazzurro gioca dal 1969 al 1983 lasciando poi il posto a Walter Zenga. In un’amichevole con il Santos arrivano anche i complimenti di O’Rei. Poi un triennio alla Sampdoria, l’esperienza alla Sanremese e... «E poi il Brescia di Bruno Giorgi e del presidente Franco Baribbi. Era l’estate del 1987, fui contattato dal ds Maurizio Casasco e firmai un biennale. Furono due stagioni stupende, in B: mi trovai molto bene con la città e con i tifosi. Il primo anno andò meglio, nel secondo ci salvammo all’ultimo». Nello spareggio di Cesena contro l’Empoli. «Ero in panchina, ma è una partita difficile da dimenticare ancora oggi». Sui compagni di squadra. «Ho avuto un buon rapporto con tutti, soprattutto con Pedro Mariani. Ma ricordo con piacere tutti i ragazzi. Nella mia prima stagione c’erano Bonometti, Zoratto, Beccalossi, Turchetta, Chiodini, ma anche giovani come Marchegiani, Bortolotti, Luzardi, Corini e Piovani. Poi arrivarono Gritti e Savino. Due ottime squadre, ben costruite. Porterò sempre con me Brescia nel cuore».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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