serie b

Brescia, adesso è un calvario A salvare la panchina è Corini

di Vicenzo Corbetta
Il Brescia che affonda pure al Sud aspetta di sapere cosa frulla nella testa del suo patron Massimo Cellino, se lascerà a Daniele Gastaldello, al Barbera in tribuna per squalifica, il derby di domenica contro la Cremonese oppure gli darà il benservito
Il migliore Il capitano Andrea CistanaLa delusione Rosanero in festa, Riccardo Fogliata incredulo ONLY CREWDa solo Gabriele Moncini: almeno ha lottatoIl colpo del ko L’incornata vincente di Mamadou Coulibaly: il Brescia cade alla Favorita
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Brescia, adesso è un calvario A salvare la panchina è Corini

A salvare la panchina è il bresciano della squadra «sbagliata», Eugenio Corini. Il Brescia che affonda pure al Sud aspetta di sapere cosa frulla nella testa del suo patron Massimo Cellino, se lascerà a Daniele Gastaldello, al Barbera in tribuna per squalifica, il derby di domenica contro la Cremonese oppure gli darà il benservito. Cosi, però, non si può andare avanti. Così no, è un calvario, una via crucis, un tunnel di cui non si intravede la fine e a intuirla, la conclusione, si va prepotentemente a pensare alla scorsa, disgraziata stagione. Attenzione, però. Il Brescia di Palermo non è stato disastroso: ci ha messo anima, cuore. Ma è stato innocuo contro una avversario malato, impaurito dopo 2 sconfitte consecutive, fischiato dal pubblico fino a quando Coulibaly, al 27’ del primo tempo, non ha sigillato una vittoria da massimo risultato col minimo sforzo.
 

Non se ne viene a capo

Sì, la quarta sconfitta consecutiva è tremenda perché davvero non si trova la soluzione di come venirne fuori. E ormai il Brescia si è specializzato nel resuscitare i morti: il Modena e il Bari, il Cittadella e il Palermo, un punto nelle ultime 3 partite e una pressione enorme sulle spalle di Corini, al quale sono bastati questi 3 punti per riportarsi a un solo punto dalla zona Serie A diretta. Il Brescia, invece, brancola nel buio. Certo, non è aiutato nemmeno dalla fortuna. E anche stavolta sull’arbitraggio c’è parecchio da discutere. Gli errori del pescarese Camplone non sono così clamorosi come quelli del trentino Perenzoni a Cittadella, ma è il modo di dirigere la gara, smaccatamente casalingo. E quell’ammonizione a Dickmann dopo meno di 40 secondi per un intervento su Mancuso sa di avvertimento.

Non solo fischi stonati

Ma il Brescia al Barbera non è affondato per i fischi stonati di Camplone. E nemmeno per la superiorità di una squadra costruita per vincere ma che, a detta del suo allenatore bresciano, ha avuto la meglio perché ha saputo impostare «una partita brutta, sporca, cattiva». Uno come Lucioni il Brescia non ce l’ha, uno che vince i campionati di B (Benevento, Lecce, Frosinone). Ha ragazzi di talento, uno che potrebbe giocare anche in Serie A (Cistana, non a caso il migliore dei suoi per distacco) ma l’insieme è troppo friabile, reattivo alle avversità ma non quell’animus pugnandi necessario di chi è sempre più con l’acqua alla gola. L’immagine del tenero Brescia è il povero Fogliata che si fa travolgere dal possente Coulibaly in occasione del gol che decide l’incontro. Per il resto è generosa e ammirevole la continuità con cui i biancazzurri mettono sotto il Palermo nella ripresa, tenendolo costantemente sul «chi va là». C’è pure qualche opportunità da sfruttare meglio. Le più clamorose nel finale dei 2 tempi: in prossimità dell’intervallo Cistana non sfrutta un «ponte» di Borrelli su punizione di Huard e calcia addosso all’ex Mataju con Pigliacelli fuori causa. E al 95’, su centro al volo di Dickmann, Bianchi dal cuore dell’area gira a botta sicura ma trova... la schiena di Moncini.
 

La sfortuna ma non solo


Brescia sfortunato, anche, ma mai e poi mai nei 100 minuti del Barbera riesce a dare ai suoi attacchi i crismi dell’assedio. E arriva così un’altra sconfitta, la meno brutta delle 4. Ma è la quarta, appunto. E così, giornata dopo giornata, recupero dopo recupero, la classifica è come un terreno che frana sempre più sotto i piedi. Il tempo per rimediare c’è, ma non si può aspettare oltre. Il derby contro la Cremonese deve dare un primo segnale forte e non basterà la prestazione. E nel congedarsi dalla serata palermitana, non consola che a sorridere alla fine sia un bresciano che sta nel cuore di chi vive e respira biancazzurro.  

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