Brescia, che rosa! Ora tocca a Inzaghi Anzi, a Cellino...

di Vincenzo Corbetta
Massimo Cellino: ha 65 anni
Massimo Cellino: ha 65 anni
Massimo Cellino: ha 65 anni
Massimo Cellino: ha 65 anni

Le domande fondamentali sono 3: 1) Quale Brescia dopo il mercato? 2) Saprà Cellino favorire un clima sereno? 3) L’abbondanza della rosa sarà un problema o una risorsa? La prima risposta è già stata data nella giornata di ieri: la valutazione della campagna estiva è da 8 in pagella. Ci sono 2-3 alternative in tutti i reparti, come si può vedere nel grafico in questa pagina. Il terzino sinistro corso Huard colmerebbe anche l’ultimissima lacuna nella rosa: c’è pure un’alternativa a Pajac e al giovane Capoferri. Per il resto, difficile chiedere di meglio. E se è vero che si ripete come un mantra che Parma, Benevento e Monza sono più forti, di sicuro il Brescia ha operato prendendo giocatori funzionali alle idee del suo allenatore Inzaghi. Questo fattore conforta. Significa innanzitutto che c’è un progetto tecnico-societario chiaro («Abbiamo aperto un nuovo ciclo», Cellino dixit), consistito nel cambiare faccia alla rosa, salutando tra il mercato di gennaio (Sabelli, Torregrossa) e questa sessione (Donnarumma, Martella) giocatori-cardine dell’ultima promozione in A. L’unico titolare fisso è Cistana («Il migliore della rosa», sempre parole del numero uno); Bisoli e Ndoj, la cui conferma è rimasta incerta fino all’ultimo, finora hanno recitato da comprimari. Ma il modus operandi sul mercato sottolinea l’attuale sintonia tra Cellino e il suo allenatore. La scelta di Inzaghi è stata la mossa-chiave dell’estate biancazzurra: scegliendo una persona, oltre che un allenatore, di spessore così elevato, il presidente del Brescia ha stoppato sul nascere i malumori per la scelta di andarsene di Clotet, un tecnico da 2 punti di media a partita. E qui scatta la risposta alla seconda domanda: Cellino saprà finalmente creare un clima ideale all’interno della sede e intorno alla squadra? Nel Brescia tutti potranno lavorare anche potendo sbagliare e, per quanto riguarda Inzaghi, perdere una gara senza fare uno psicodramma? «L’andamento di una stagione dipende anche dalla pazienza con cui si aspetta che passino i momenti difficili», ripete spesso l’allenatore del Brescia. La scorsa stagione, con tutte le turbolenze (cambi di panchina, viavai di figure maggiori e minori in società, perdita di influenza di persone competenti come il direttore sportivo Perinetti, quasi subito reso inoperoso), la squadra è comunque arrivata ai play-off. E la risalita dalla zona play-out, iniziata poco prima della metà del ritorno, è coincisa con la paura del presidente di finire in C. Da quel momento, a Torbole Casaglia, Mompiano e dintorni, con il silenzio all’improvviso è arrivato il sereno e la squadra ne ha tratto giovamento sprigionando tutto il suo valore. La scorsa stagione l’incredibile è aver raggiunto i play-off solo in extremis nonostante giocatori di valore come Joronen, Cistana, Martella, Bjarnason, Jagiello, Bisoli, Ndoj, Donnarumma e una punta da 16 gol come Ayé. Una rosa da promozione diretta, che ha rischiato di non centrare l’obiettivo minimo. Con la metà del caos, magari... Ed ecco l’ultima domanda sull’abbondanza della rosa: un’insidia o una risorsa? Per rispondere bisogna rispolverare la superstagione di Inzaghi al Benevento, nel 2019-20, la Serie B dominata con 86 punti, 26 vittorie e 8 pareggi in 38 giornate. La rosa era composta da 27 giocatori: in difesa c’erano capitan Maggio e il ghanese Gyanffi a destra; Letizia e, da gennaio, Barba a sinistra, con il jolly Improta all’occorrenza pronto a trasformarsi in terzino; centrali Caldirola, ex Brescia, Tuja, Antei e il desenzanese Volta, cresciuto nel Carpenedolo. In mediana Schiattarella, poi infortunatosi, con l’ex biancazzurro Hetemaj e Viola ai fianchi, con il colombiano Tejo, Dal Pinto e l’austriaco Kragl pronti all’uso. Davanti Coda, che nel ritorno fece posto a Moncini, Sau, Insigne, il già citato Improta e Kragl, che nel 4-4-2 era esterno alto a sinistra e nel 4-3-2-1, adottato da Inzaghi nel ritorno, spesso era uno dei trequartisti. A Brescia Inzaghi finora ha tenuto in panchina giocatori del calibro di Bisoli, Ndoj, Moreo e soprattutto Palacio. La gestione del tecnico sarà fondamentale per centrare la promozione diretta. L’atteggiamento di Cellino di più. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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