Brescia, il problema
è doppio. Ora
l’attacco non segna più

Soltanto un’ammonizione contro il Monza per Holmber Aron FridjonssonMa l’attaccante islandese ha giocato pochissimo finora SERVIZIO FOTOLIVE
Soltanto un’ammonizione contro il Monza per Holmber Aron FridjonssonMa l’attaccante islandese ha giocato pochissimo finora SERVIZIO FOTOLIVE
Soltanto un’ammonizione contro il Monza per Holmber Aron FridjonssonMa l’attaccante islandese ha giocato pochissimo finora SERVIZIO FOTOLIVE
Soltanto un’ammonizione contro il Monza per Holmber Aron FridjonssonMa l’attaccante islandese ha giocato pochissimo finora SERVIZIO FOTOLIVE

Alberto Armanini Fino a poche settimane fa il Brescia aveva un enorme problema difensivo e una serie di difetti d’attacco che apparivano tutto sommato risolvibili. Oggi, a meno di una settimana dalla fine del mercato e soprattutto dopo la partenza di Torregrossa e Sabelli, gli enormi problemi sono raddoppiati. A una difesa che prende gol da 16 partite consecutive (ma che non si pensa a rinforzare) si è aggiunto un attacco che non segna più. Tre partite nel 2021, nessun gol. Zero al quoto. Encefalogramma piatto. Nulla di nulla. Benché Dionigi dica di aver visto miglioramenti, una buona condizione fisica e la giusta intensità con il Pisa e con il Monza, i numeri d’attacco del suo Brescia attuale sono allarmanti. E la classifica mette i brividi. Con la gara di lunedì i minuti di astinenza sono saliti a 273, arrotondati a 290 se si considerano anche i recuperi delle singole partite. Poche storie. É il momento più complicato della stagione, della conduzione tecnica di Dionigi e pure uno dei peggiori degli ultimi 10 anni. È la dodicesima peggior striscia dal 2011 ad oggi, rispettivamente a 3 e 6 minuti dai filotti di metà campionato con il duo Ivo Jaconi-Ivan Javorcic (2014-15) e Cristian Brocchi (2016-17). Nomi e annate che il tifoso bresciano medio tende a bollare (a ragion veduta) come fallimentari e disperate, frutto d’improvvisazione e più in generale di una precarietà che non si ricorda con molto piacere. Questo Brescia - stando ai numeri - ricorda molto quelle sue vecchie versioni imbruttite. C’è davvero da preoccuparsi. TANTO PER FARE due conti. Con altri 45 minuti senza gol si sale al 7° posto di questa particolare classifica negativa. Un’altra intera partita e si finisce dritti dritti nella top five del decennio. Un disastro potenziale. Quel che bisogna evitare è l’avvicinamento ai 611 minuti senza gol accumulati da Beppe Scienza nel 2011-12, guardacaso quella successiva all’ultima annata di Serie A dell’era Corioni. Ma in definitiva cosa sta succedendo al Brescia? Le ultime due partite hanno riproposto un risultato che la dice lunga sulla fragilità della squadra, sulle scelte del mercato e pure sulle prospettive da qui alla fine. Con Pisa e Monza si è perso 1-0, un punteggio uscito solo contro il Chievo, quando l’attacco era retto dall’improbabile trio Spalek-Zmrhal-Ayé. Il minimo scarto potrebbe far pensare a una prestazione difensiva non così negativa o quantomeno a una sconfitta episodica. Lo stesso Dionigi ha detto che con il Monza si è perso per un infortunio di Joronen (tu quoque fili mi!). Se si va più in profondità, però, emerge una verità molto più fastidiosa: con questa difesa si parte sempre dall’1-0 per gli avversari (ma si sapeva) e se si vuol fare punti serve che gli attaccanti siano in grado di compensare. Qui casca l’asino. Finché il Brescia ha avuto Torregrossa, ad oggi e chissà per quanto capocannoniere della squadra con 5 gol e 3 assist, quel bilanciamento era garantito. Con lui in campo (per tutta la partita o per spezzoni) sono arrivati 16 punti sui 21 totali: il 76 per cento, un’enormità. Senza la squadra ha perso 4 volte su 7 regalando 2 punti a testa all’ultima e alla terzultima. Forse è semplicistico ma ad oggi è una delle sole risposte ragionevoli a un momento nero come la notte. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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