Brescia, le dieci
giornate per
lo scudetto

di Fabrizio Vertua
La festa della Systema Leonessa Brescia dopo lo scudetto 2002-2003 conquistato a Genova in gara-5 contro la Pro ReccoIl bagno del presidente Maurizio Soloni e del tecnico Zoran MusturPiero Borelli in acqua mentre Mustur è intervistato dalla RaiL’esultanza di Massimo Castellani dopo il golden golLa cartolina celebrativa dello scudetto 2002-2003Tutti in festa allo stadio Rigamonti prima di una partita del Brescia
La festa della Systema Leonessa Brescia dopo lo scudetto 2002-2003 conquistato a Genova in gara-5 contro la Pro ReccoIl bagno del presidente Maurizio Soloni e del tecnico Zoran MusturPiero Borelli in acqua mentre Mustur è intervistato dalla RaiL’esultanza di Massimo Castellani dopo il golden golLa cartolina celebrativa dello scudetto 2002-2003Tutti in festa allo stadio Rigamonti prima di una partita del Brescia
La festa della Systema Leonessa Brescia dopo lo scudetto 2002-2003 conquistato a Genova in gara-5 contro la Pro ReccoIl bagno del presidente Maurizio Soloni e del tecnico Zoran MusturPiero Borelli in acqua mentre Mustur è intervistato dalla RaiL’esultanza di Massimo Castellani dopo il golden golLa cartolina celebrativa dello scudetto 2002-2003Tutti in festa allo stadio Rigamonti prima di una partita del Brescia
La festa della Systema Leonessa Brescia dopo lo scudetto 2002-2003 conquistato a Genova in gara-5 contro la Pro ReccoIl bagno del presidente Maurizio Soloni e del tecnico Zoran MusturPiero Borelli in acqua mentre Mustur è intervistato dalla RaiL’esultanza di Massimo Castellani dopo il golden golLa cartolina celebrativa dello scudetto 2002-2003Tutti in festa allo stadio Rigamonti prima di una partita del Brescia

Quindici anni fa Brescia entrava di prepotenza nella storia della pallanuoto italiana. La sera dell’8 maggio 2013 si concludevano in gloria le «dieci giornate» della Systema Leonessa. Nella bolgia della piscina Sciorba di Genova, Mirko Vicevic alzava la coppa dello Scudetto, primo e unico finora di una squadra bresciana di pallanuoto, campionati Master esclusi. FRA IL 5 APRILE e l’8 maggio, in poco più di un mese, la squadra guidata da Zoran Mustur disputò ben 10 partite fra le semifinali con il Posillipo e le finali contro la Pro Recco, conquistando il tricolore dopo un’interminabile gara-5, al quarto tempo supplementare e, cosa mai più avvenuta nella pallanuoto italiana, col golden gol del centroboa Roberto Calcaterra. Un epilogo straordinario per un’annata fantastica, che aveva avuto già un prologo il 29 marzo, con la vittoria della Coppa Len (bissando quella vinta l’anno precedente), dopo una durissima battaglia contro la Florentia. Sono passati 15 anni da quel giorno e, da allora, Brescia è riuscita a vincere ancora una Coppa Len (2006), una Coppa Italia (2012 in finale con il Recco) e una Euro Cup (2016), disputando altre 7 finali scudetto, sempre contro la Pro Recco, avendo però sempre la peggio. E così, pur essendo tornata ad altissimi livelli in questi ultimi anni sia in Italia che in Europa con la nuova gestione targata An Brescia, lo Scudetto del 2003 resta finora l’impresa più bella: «Una squadra incredibile - ricorda il direttore sportivo Piero Borelli, autentico demiurgo della pallanuoto bresciana -, eppure l’annata non era iniziata al meglio. In estate il solito Recco ci aveva sottratto il centroboa Alessandro Calcaterra e Ikodinovic, pedine importanti. Fortunatamente per noi la Roma, ai tempi fortissima, era in crisi economica, dalla Capitale acquistammo Andrea Mangiante e Marco Gerini, ma soprattutto Higor Hinic. Lo incontrai a Trieste, si presentò con Samir Barac, ponendo come clausola il suo ingaggio, così scoprimmo un altro giocatore incredibile. Dalla Florentia prelevammo Roberto Calcaterra. In rosa c’erano già Massimo Castellani, Giovanni Foresti, Nikola Ribic, Stefano Piccardo, Igor Gocanin e capitan Mirko Vicevic. L’ultima pazzia fu Aleksandar Ciric, per il quale dovemmo rinunciare a Gocanin, per l’eccessivo numero di stranieri in rosa». MESTRINO DI NASCITA, ma bresciano d’adozione, nella nostra città dall’89, il secondo portiere Massimo Castellani oggi allena gli Under 11 dell’An Brescia: «Fu una stagione incredibile, venivamo dalla seconda vittoria consecutiva della Coppa Len, ma senza aver festeggiato come l’anno prima. Avevamo forse una consapevolezza interiore che avremmo potuto fare di più. In semifinale incontrammo il Posillipo: in gara-4 eravamo sotto per 2-1 e per i napoletani rappresentava il match point in una Scandone strapiena e colorata di bandierine rosso-verdi. Fu necessario il terzo supplementare per giocare la bella e, al termine della gara, le bandierine riempirono la vasca». Borelli aggiunge: «Ci tirarono di tutto, anche due uova di Pasqua ancora incartate». Poi la finale: «Battemmo il Recco in casa sua per 2 volte, perdendo la prima al Palasystema e presentandoci alla seconda in casa pronti a festeggiare. Dalla vasca vedevo un muro umano dal quale sembrava non poter filtrare né un raggio di luce, né un filo di aria, talmente era compatto. Andò male e fu una delusione grandissima». PER FORTUNA non ci fu tempo per pensare: «Potevamo sprofondare o reagire. Reagimmo con una partita che ci permise di esser avanti di tre gol nel 4° tempo, prima di subire il ritorno e il pari. Poi quel rimbalzo strano, il fallo per noi, la palla a Calcaterra e la rete che ci fece compiere l’impresa delle imprese». In questa squadra, a fare da tredicesimo, si alternarono alcuni giovani come Roberto Maitini e Daniele Turati, unico bresciano purosangue che visse le finali scudetto in panchina: «Dovevo ancora compiere 17 anni – ricorda Turati -, pesavo forse 60 chili e nei supplementari erano stati espulsi tutti e rimanevo solo come possibile cambio. Ero combattuto fra la voglia di giocare e la paura di entrare in una situazione del genere, probabilmente si sarebbero fatti un sol boccone di un ragazzino come me. La Sciorba è una piscina incredibile: avevamo il pubblico attaccato a noi, era una bolgia. Al gol di Calcaterra non capimmo più nulla e ci buttammo in vasca, all’uscita ci hanno applaudito, chiedendoci calottine, accappatoi, addirittura le ciabatte. Al ritorno a Brescia volevamo fare il bagno in piazza della Repubblica». Ci fu invece una grande festa in Piazza Arnaldo, con un maxischermo per rivivere gli istanti cruciali dell’ultimo atto. E per un sogno che si è avverato allora, c’è un sogno inseguito ormai da 7 anni che si deve ancora avverare. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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