Cellino a Brescia da 5 anni L’inizio del progetto è ora?

di Vincenzo Corbetta
Massimo Cellino e Marco Bonometti dopo il passaggio di proprietàMassimo Cellino , 66 anni, con l’allenatore Pep Clotet, 45
Massimo Cellino e Marco Bonometti dopo il passaggio di proprietàMassimo Cellino , 66 anni, con l’allenatore Pep Clotet, 45
Massimo Cellino e Marco Bonometti dopo il passaggio di proprietàMassimo Cellino , 66 anni, con l’allenatore Pep Clotet, 45
Massimo Cellino e Marco Bonometti dopo il passaggio di proprietàMassimo Cellino , 66 anni, con l’allenatore Pep Clotet, 45

Se non ora, quando? Rilevare una società di calcio, rimetterla in ordine, dotarla di strutture mai avute prima come un centro sportivo, stabilizzarsi dal punto di vista non solo sportivo ma anche economico: per tutto questo non bastano mesi, serve un periodo molto più lungo. Oggi sono 5 anni esatti che Massimo Cellino ha rilevato il Brescia dall’imprenditore Marco Bonometti, leader del gruppo industriale Omr di Rezzato nonchè patron dell’An di pallanuoto, e da Profida Italia, rappresentata da Rinaldo Sagramola. Il passaggio di consegne avvenne in uno studio milanese il 10 agosto 2017. Cellino aveva messo gli occhi sulla società già a gennaio e Bresciaoggi era stato il primo a scoprirlo. Dopo un lustro il tempo è scaduto ed è arrivato il momento di strutturare un progetto serio. Finora, dal punto di vista sportivo, poco è cambiato rispetto al passato. Il Brescia continua a essere di casa in Serie B. È il suo habitat naturale: domenica contro il Sudtirol inizierà il 64° campionato cadetto. Con Cellino ne ha disputati 4 su 5, con l’eccezione del 2019-20, in Serie A, conclusa con l’ascensore, specialità (si fa per dire) della casa biancazzurra. Sono aumentati invece i cambi in società e in panchina. In 5 anni da Brescia sono passati 12 allenatori. Anche il predecessore Gino Corioni, in fatto di esoneri, non scherzava affatto anche se al suo attivo ha il quinquennio aureo della più che centenaria storia biancazzurra: 5 anni di Serie A, 4 salvezze consecutive, Baggio, Guardiola, Toni e compagnia di campionissimi che mai più si vedranno. L’auspicio è che adesso, con Giorgio Perinetti direttore dell’area tecnica e Pep Clotet alla guida della squadra, il presidente dopo 5 anni di porte e panchine girevoli abbia trovato le figure di riferimento per un progetto serio, soprattutto duraturo. Li conosce bene, li ha già visti all’opera nei primi mesi del 2021, con Perinetti uomo mercato e Clotet ultimo di una serie di tecnici iniziata con Delneri, proseguita con Lopez e Dionigi e un doppio interregno di una giornata di Gastaldello. Il catalano fece volare il Brescia, con 2 punti di media a gara (34 in 17) lo portò dall’orlo del baratro ai play-off. Sembrava l’inizio di un lungo idillio. Invece Clotet lasciò e all’epoca si disse perché non ebbe garanzie sufficienti. Qualche settimana dopo, accettò la proposta della Spal: «In realtà avevo paura di deludere il presidente - la sorprendente recente rivelazione del tecnico di Barcellona -. Sentivo che dovevo fare tutto perfetto per aiutarlo e non ero sicuro di riuscirci. Adesso sento che posso dargli tutto quello che serve. Esiste l’allenatore giusto al posto giusto, non il grande allenatore. Non ho la presunzione di sentirmi l’allenatore giusto al posto giusto, voglio però dimostrarlo con il lavoro». Se il buongiorno si vede dal mattino, questo può essere l’anno zero della gestione Cellino con Perinetti e Clotet al timone. L’importante è che il presidente non azzeri il merito di averli scelti impedendo loro di portare a termine il lavoro. Sarebbe molto, molto più imperdonabile di altre volte. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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