l'intervista

Fabio Corioni: «Uno sbaglio esonerare Maran nel 2006 Ora è il tecnico giusto per il Brescia»

di Vicenzo Corbetta
Diciassette anni fa il presidente Gino Corioni scelse Zdenek Zeman

Fabio Corioni ricorda nitidamente quel marzo di 17 anni fa, quando il Brescia di cui era dirigente licenziò Rolando Maran dopo la 6ª vittoria consecutiva in casa, il 3-0 al Pescara, e la squadra al 5° posto, a soli 5 punti dalla promozione diretta. Il presidente Gino Corioni (1937-2016) scelse Zdenek Zeman.

Fabio Corioni, col senno di poi?
Esonerare Maran fu un grave errore di valutazione.

Errore clamoroso del più grande presidente del Brescia.
Il calcio di Maran non era quello che mio padre voleva. Non per niente aveva in testa Zeman. Maran non faceva un gioco champagne, come avrebbe voluto papà. Lui godeva con Maifredi.

La motivazione?
II suo cruccio era questo: se andiamo in finale play-off con il Torino, giocando così, perdiamo.
Profezia che noi stessi smentimmo nel 2010, quando andammo in Serie A vincendo la finale play-off contro il Torino.

E allora perché?
Quel Brescia in casa dimostrava tutta la sua forza e vinceva spesso, ma in trasferta si accontentava del punticino. La settimana prima di quel 3-0 al Pescara, perdemmo a Trieste per 1-0 senza mai tirare in porta. Questo era Maran allora: in trasferta il suo era il calcio del primo non prenderle Papà diceva, e non aveva torto, che il Brescia era forte, aveva un campioncino come Hamsik in rampa di lancio. E quindi doveva giocare per vincere sempre, non solo in casa.

Par di capire che, anche a distanza di anni, lei non ritiene sbagliata la motivazione dell’esonero di Maran.
Fu sbagliata l’alternativa. Zeman è un allenatore di programma, che dà il meglio quando può costruire la rosa con calciatori adatti al suo gioco, non da prendere in corsa. Zeman si trovò tra le mani una squadra forte, ma molto attaccata a Maran, che aveva saputo creare un gruppo coeso. I giocatori ci implorarono di non cambiare. Infatti l’arrivo di Zeman spaccò tutto.

Un disastro: con il boemo 8 punti in 11 partite e addio pure ai play-off.
Per fortuna eravamo già salvi, altrimenti saremmo retrocessi.

Ma Zeman non poteva continuare con il modulo di Maran e riprogrammare il Brescia a sua immagine e somiglianza per la stagione successiva?
Zeman è un integralista. Ci sono allenatori che hanno l’elasticità di adattare il modulo ai giocatori a disposizione e altri no. Zeman non lo è, non a caso le sue squadre fanno grandi cose con i giocatori che individua lui stesso nelle categorie minori, e sono pronti ad andare nel fuoco per lui.

L’accusa che si fa a Zeman è che non ha vinto nulla.
E lui risponde sempre che prendere un giocatore giovane e portarlo fino alla Nazionale, equivale a una vittoria.

Da che parte sta?
Ha ragione Zeman.

Nessuno si oppose a all’esonero di Maran?
In società c’erano 2 correnti di pensiero: c’era chi diceva al presidente che Zeman non era la scelta giusta in quel momento, chi invece condivideva. Lo spogliatoio era tutto con Maran. Ma papà gli imputava l’eccessiva prudenza fuori casa.

La carriera da allenatore di Maran è stata notevole.
Credo che l’esonero di Brescia lo abbia fatto riflettere e gli sia servito: da persona intelligente quale è, di sicuro ne ha fatto tesoro, lo ha fatto maturare. Maran in seguito in Serie A ha fatto cose eccellenti: le sue squadre hanno una quadratura solida, sono difficili da affrontare, concedono molto poco.

In Serie A Maran ha fatto campionati da applausi con Chievo, Catania e Cagliari.
Vincere è molto più difficile che salvarsi: a vincere sono in pochi, a salvarsi in tanti. Maran a Brescia allora doveva vincere, la squadra era costruita per quell’obiettivo.

Come arrivaste a lui dopo la retrocessione dalla Serie A? Fu una scelta coraggiosa, prima aveva guidato solo il Cittadella in Serie C anche se voi lo conoscevate già per le 2 stagioni negli staff di Baldini e Sonetti tra il ’98 e il 2000.
La prima telefonata, nell’estate del 2005, gliela feci io. Stava accettando una panchina di una squadra del Sud. Sono contento che il Brescia abbia ripensato a lui: in questo momento è il più adatto a guidare una squadra con numerosi giovani.

Nella presentazione di mercoledì scorso Maran ha avuto parole al miele per suo papà e per la famiglia Corioni. 
Maran, oltre a essere un ottimo allenatore, è una persona perbene. Anche a distanza di anni papà parlava sempre di Lucescu, ma non è l’unico tecnico di valore passato da Brescia. Altri non erano scarsi: Reja, che con noi si è lasciato male ma ha fatto un grande percorso, o stesso Maran. Anche noi sicuramente sbagliavamo qualcosa nella gestione. La motivazione dell’esonero ci poteva stare, fu sbagliata l’alternativa. Ma Maran è bravo e lo ha dimostrato: in questo momento per il Brescia è il meglio, spero faccia grandi cose.

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