Corini: «Essere
richiamato per me
è già una vittoria»

di Vincenzo Corbetta
Corini con il suo staff prima di iniziare il primo allenamento della sua esperienza-bis in biancazzurroEugenio Corini, 49 anni, segue l’allenamento del Brescia a Torbole CasagliaIl tecnico bagnolese debutterà con la Spal SERVIZIO FOTOLIVE / Simone Venezia, Fabrizio Cattina
Corini con il suo staff prima di iniziare il primo allenamento della sua esperienza-bis in biancazzurroEugenio Corini, 49 anni, segue l’allenamento del Brescia a Torbole CasagliaIl tecnico bagnolese debutterà con la Spal SERVIZIO FOTOLIVE / Simone Venezia, Fabrizio Cattina
Corini, il ritorno (Fotolive)

Eugenio Corini è un frullato di emozioni e sentimenti non contrastanti: è solo felice di essere tornato al Brescia, «anche se ho pensato di dire no». Si è posto un programma a breve termine: «Il nostro futuro sono i prossimi 20 giorni: in queste 4 partite dobbiamo fare punti». Il suo compito è rianimare un gruppo tramortito (si spera non definitivamente) dalla parentesi che Massimo Cellino ha deciso di concedere a Fabio Grosso. Per fortuna è durata solo 3 partite.

Corini, bentornato. È successo tutto all’improvviso?
Sono stato avvisato domenica dal direttore sportivo Cordone. Ho risposto che avrei avuto piacere di fare una chiacchierata con il presidente. Nell’ultimo periodo c’erano state tante incomprensioni, di cui non capivo origine e motivi.

Non c’era l’unità di intenti sbandierata nel comunicato ufficiale sul suo ritorno?
Le cose importanti si fanno lottando insieme. Prima del mio esonero, non si era creata quella sinergia corretta nell’affrontare un campionato che sapevo come approcciare ed era d’accordo anche il presidente. In questi 4 mesi abbiamo alternato momenti in cui ci siamo parlati, approfondendo tante cose, a momenti di distanza e silenzi che hanno acuito i problemi.

Dimenticate le parole poco tenere nei suoi confronti espresse pubblicamente da Cellino meno di 10 giorni fa?
In questo mese sono stato in silenzio e non è stato facile.

Adesso può parlare.
A cosa servirebbe alimentare una disputa? Potrei rispondere punto su punto a Cellino, ma sarebbe deleterio in questo momento.

Dunque, perdona ma non dimentica?
Cerco di togliere quel che è stato detto di troppo. Il fatto che il presidente mi abbia richiamato per me è già una grandissima vittoria. Tutto il resto non mi interessa, non è funzionale all’obiettivo che abbiamo: ridare dignità e lottare, cercando di fare dei risultati per mantenere la categoria.

Il confronto in sede è stato più... spirituale che tecnico?
Al presidente ho detto che sono pronto a lottare. È da quando ho 11 anni che lo faccio. Mia mamma mi accompagnava al pullman a Bagnolo Mella per andare a Brescia a inseguire il sogno di fare il calciatore. A 17 anni sono entrato nel mondo degli adulti esordendo in un Atalanta-Brescia, tanto per far capire cosa ho sempre dovuto affrontare. E a 20 sono diventato padre. Ora ho 4 figli, sono alla soglie dei 50 anni, ho avuto un percorso che mi ha portato a vivere tantissime esperienze. Ho un carattere che ho imparato a limare nel tempo. Io sarò sempre quello si vede e mi piacerebbe rapportarmi con persone che sono come le vedi. Amo i confronti diretti. Ecco, la chiacchierata con Cellino al 95 per cento è servita per capirsi meglio.

Nel dettaglio?
Gli ho spiegato cosa ho provato io in questi 4 mesi, i passaggi che ho fatto perché la strada per il Brescia fosse giusta, capire cosa era successo. Ho fatto fatica, sapete?

Con Cellino ci sarà più dialogo d’ora in poi?
Un rapporto presidente-allenatore non va limitato solo un cambio o a una formazione fatta in un certo modo. Si parla del lavoro che va fatto insieme.

Ha visto le 3 partite senza lei in panchina?
Sì, ma non in diretta. Non ne avevo la forza. Stavo troppo male in questo mese. Mi isolavo. Cercavo di pensare ad altro. Me le sono riguardate dopo, soffrendo. Non le giudico, non era la mia gestione.

Domenica si riparte dalla Spal.
Il futuro sono i prossimi 20 giorni, con le 4 partite. Noi dobbiamo avere la forza di reiscriverci alla corsa-salvezza. Bisogna trovare risorse immediate per portare a casa punti, per tenerci attaccati al campionato. La rosa è questa, tutti i giocatori sono risorse. Tutti li sento dentro e so che possono aiutarci a fare punti.

Le concorrenti vanno forte, la zona-salvezza è a 5 punti anche se c’è la gara con il Sassuolo da recuperare. Non è preoccupato?
Ricordate il Crotone? Pareva spacciato e l’Empoli invece salvo. Invece, ricordiamo tutti come è andata a finire. L’importante è crederci sempre, non si sa mai cosa può accadere. Lo insegna la storia. Per questo dobbiamo dare qualche segnale in queste 4 gare.

In particolare cosa chiede?
Giocare con coraggio, assumersi dei rischi, perché se non ti assumi dei rischi finisci per perdere le partite. Dobbiamo ritrovare lo spirito che ci ha permesso di conquistare la Serie A.

Ha mai pensato di dire di no a Cellino?
Sì, ci ho pensato, memore anche di quanto accaduto in estate. Ma questa squadra la sento dentro e pensare a un altro sulla panchina del Brescia mi fa diventare matto. Insieme ai ragazzi abbiamo creato qualcosa di grande. Il valore patrimoniale di questa rosa è cresciuto a dismisura anche per merito del lavoro dell’allenatore. Ma se sono tornato, è per senso di responsabilità. Potevo fare una scelta speculativa, ne sarei uscito ancor più vincitore. Ma io sono un combattente, le sfide mi appassionano e sono pronto a vivere anche questa.

Cosa vuol ritrovare subito del suo Brescia?
La capacità di combattere che avevamo anche contro avversari fortissimi. Juventus, Napoli e Inter le abbiamo tenute sul filo fino all’ultimo. Se non ritroviamo il coraggio e la voglia, anche contro un avversario di Serie B rischieremmo di perdere.

Il rinvio della partita contro il Sassuolo ha cambiato il destino del campionato del Brescia?
In quel momento il Sassuolo aveva difficoltà, noi eravamo reduci da 6 partite di un certo livello. Non è detto che l’avremmo vinta, però...

Capitolo attaccanti: il presidente Cellino ha contestato la sua scelta di far coesistere Balotelli e Donnarumma.
In quel momento non sapevamo quando Torregrossa sarebbe rientrato. Donnarumma ha approcciato bene la categoria.

Balotelli, con la gestione Grosso, ha subìto scelte forti.
Con me Mario è andato in panchina contro la Fiorentina perché proteggo sempre i miei giocatori. Ha fatto 2 gol, potenzialmente è sempre stato molto pericoloso.

Gli darà indicazioni particolari?
Ha enormi margini di miglioramento nella condivisione dello sviluppo del gioco e della fatica.

Un modo elegante per dirgli che deve pedalare?
Un miglioramento lo aspetto da tutti.


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