Faustino Ardesi, l’ex più longevo «Ai miei tempi era tutto più vero»

di Alberto Armanini
Scatto d’epoca:  in piedi sulla destra l’ex centromediano metodista, che oggi compie cent’anniFaustino Ardesi detto Tino
Scatto d’epoca: in piedi sulla destra l’ex centromediano metodista, che oggi compie cent’anniFaustino Ardesi detto Tino
Scatto d’epoca:  in piedi sulla destra l’ex centromediano metodista, che oggi compie cent’anniFaustino Ardesi detto Tino
Scatto d’epoca: in piedi sulla destra l’ex centromediano metodista, che oggi compie cent’anniFaustino Ardesi detto Tino

La telefonata giunge inaspettata. Risponde una voce di donna: «Siete sicuri di non aver sbagliato numero?» Affatto. Il numero è corretto, la casa pure. Non si trova a Brescia, non più, ma nel cuore della Brianza, a Meda. «Di sicuro però il giorno è quello giusto - si corregge subito la signora -. Vi passo mio marito, sarà felice di parlare con voi». Come no? Il marito in questione ha almeno tre motivi per essere felice. Primo: è il suo compleanno. Secondo: è in splendida forma. Terzo, ma non ultimo in ordine d'importanza: le candeline sulla torta sono… cento. Un secolo esatto oggi: 10 luglio 1921, 10 luglio 2021. Ma non è la sola cosa straordinaria della giornata. Via il mistero. Il numero di telefono è quello di Faustino Ardesi, detto Tino. Numeri alla mano, il più longevo tra gli ex giocatori del Brescia (e nati a Brescia) ancora viventi. Il più longevo in assoluto è stato Giovanni Acerboni, scomparso nel 2010 a pochi mesi dal compleanno numero 102. Ardesi ha indossato la maglia con la «V» bianca dal '40 al '44, in piena guerra, tra Serie B, A e Campionato Alta Italia, un succedaneo della massima Serie giocato con l'Italia spaccata in due. Tredici le presenze complessive, con un secondo posto in B nella stagione 1942/43. È lui stesso a raccontarlo con voce ferma e l'entusiasmo di un bambino. «Più di metà delle partite le ho giocate proprio in quella stagione - racconta -. Siamo arrivati al secondo posto dietro al Modena e siamo andati in Serie A. Ero un centromediano metodista, ruolo che piano piano è sparito con l'avvento del Sistema. Infatti poi sono diventato un difensore centrale». Era un Brescia di tutto rispetto. Allenatore l'ungherese Joszef Banas, presidente Carlino Beretta, poi commissario tecnico della nazionale dal 1951 al 1953 con Piero Combi, Antonio Busini e Giuseppe Meazza. A proposito di Meazza, Ardesi ha giocato con tante leggende del Brescia; a metà di loro è stato intitolato uno stadio o un campo sportivo. «Sono stato compagno di Danilo Martelli e Mario Rigamonti - ricorda -. Ma il più forte di tutti era Renato Gei. Giocavamo allo stadio nuovo. Non più a Campo Marte». Per lui naturalmente «lo stadio nuovo» non può essere il Rigamonti, costruito nel '56 e inaugurato nel '59: «Intendo lo stadio di Viale Piave. È lì che ho vissuto i miei anni con il Brescia». Anni di un calcio che non esiste più. Non ci sono più neanche i nostalgici di quel periodo. Eccetto uno: Tino Ardesi. «Era tutto più vero - dice -. Sono legato al Brescia. Oggi? I giocatori sono troppo teatrali». Dove non arrivano i suoi ricordi, entra in soccorso la signora Anna Luisa. «Dopo Brescia ha giocato nel Crema, poi nel Catania. Ha allenato la Cremonese, la Falck Vobarno e poi è diventato dirigente. Ha sempre fatto calcio da che lo conosco». A proposito… «Ci siamo conosciuti nel 1957, lui dava una mano a Osvaldo Fattori con la prima squadra ed era in ritiro al Tonale. Io, milanese, ero lì in vacanza. Ho accompagnato un amico che faceva il portiere e conosceva Fattori, ho incontrato Tino e ci siamo innamorati. Classe 1921 lui, più giovane di 13 anni io. Per anni abbiamo vissuto in città, dove lui è nato. Poi ci siamo spostati in Brianza». E lì si trovano ancora oggi.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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