Grosso, sorpresa
Mundial: «Insieme
in A: speriamo...»

di Gian Paolo Laffranchi
Fabio Grosso sugli spalti del San Filippo SERVIZIO FOTOLIVE/Simone VeneziaFilippo Grosso in azione contro il Brescia con la maglia della JuveGrosso junior guardialinee nel secondo dei 4 tempi della partita
Fabio Grosso sugli spalti del San Filippo SERVIZIO FOTOLIVE/Simone VeneziaFilippo Grosso in azione contro il Brescia con la maglia della JuveGrosso junior guardialinee nel secondo dei 4 tempi della partita
Fabio Grosso a Brescia tifa per il figlio (Fotolive)

È una processione, gioiosa. Tutti desiderosi di partecipare alla festa di Fabio Grosso, che agli occhi della gente, di chi non lo vede all’opera nella sua quotidianità di tecnico, dura dal 9 luglio 2006. Da quel «Campioni del mondo» gridato quattro volte abbracciandosi forte, volendosi tanto bene. OGGI SAREBBE tutto diverso. Grosso allena il Verona e si presenta al San Filippo perché il figlio gioca negli Esordienti della Juventus che sfidano il Brescia. Orizzonti multipli: la lotta-promozione dell’Hellas che fa concorrenza proprio ai biancazzurri, la giovane promessa che cresce in casa e fa già parlare di sé per le qualità innate (ah, il dna). Ma per molti il tempo si è fermato al Mondiale di Germania. Dal momento del suo arrivo al centro sportivo, fino alla fine del quarto tempo della partita dei ragazzi, è un continuo «Per favore, possiamo fare una foto?». Grosso, peraltro, è la celebrità più gentile che si possa immaginare. Per dire: dopo i piccoli del Cellatica in divisa ufficiale, un gruppetto di giovanissimi si avvicina e chi li accompagna propone una fotografia comune, per fare prima e non abusare della pazienza; l’ex campione dice di no, che posa volentieri con ognuno di loro, uno alla volta. Senza fretta. Fra il fan juventino che gli mostra il tatuaggio dei Drughi e il tifoso bresciano orgoglioso di Pirlo («che assist ti aveva fatto eh, in quella semifinale lì...»), c’è chi si inchina «a colui che ci ha fatto vincere un Mondiale». Sì, perché il valore di quel trionfo è ancora più chiaro, adesso che l’Italia è reduce da un Mondiale vissuto da spettatrice (non succedeva da sessant’anni). Con Fabio siede sugli spalti la famiglia Grosso: la moglie Jessica e il figlio minore Giacomo, 9 anni. Il dodicenne Filippo intanto incanta il San Filippo (nomen omen). La Juve vince 4-1, il Brescia lotta e non demerita, Grosso junior è un numero-dieci che segna e fa segnare. Sbaglia un rigore ma capita a tutti, e suo padre (che ha realizzato quello più importante nella storia del calcio italiano, nella finalissima con la Francia) saprà spiegargli come si fa. Di figli d’arte il vivaio della Juve ne ha diversi, da Benatia a Barzagli, passando ovviamente per Cristiano Ronaldo junior che nelle sfide giovanili tra bianconeri e bresciani al San Filippo non c’è (ha giocato il giorno prima, in casa, dove può evitare assalti para-mediatici). «Filippo Grosso promette», sorride Nicola Pavarini, l’ex portiere del Brescia oggi responsabile dello scouting dei portieri della Juve. Papà Fabio, sobriamente fiero, saluta pronto a rituffarsi negli allenamenti del Verona, atteso domenica dal derby a Padova. «Noi e il Brescia insieme in A a fine anno? Speriamo, sarebbe bello». All’andata, in novembre, il Brescia ha vinto 4-2. In aprile il ritorno. Tappa cruciale sulla strada per la promozione. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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