Iachini aspetta il Brescia «Voglio vederlo in A»

di Vincenzo Corbetta
Rodrigo Palacio, 39 anni: è il colpo di mercato di Cellino FOTO BRESCIA CALCIO
Rodrigo Palacio, 39 anni: è il colpo di mercato di Cellino FOTO BRESCIA CALCIO
Rodrigo Palacio, 39 anni: è il colpo di mercato di Cellino FOTO BRESCIA CALCIO
Rodrigo Palacio, 39 anni: è il colpo di mercato di Cellino FOTO BRESCIA CALCIO

Anche se sono passati più di 10 anni, anche se è cambiato il presidente (da Corioni a Cellino) Beppe Iachini non ha dubbi: «Il Brescia in Serie B parte sempre per essere competitivo: è il suo destino - dice l’allenatore della promozione 2009-2010, ora senza panchina dopo aver ripreso e portato in salvo una Fiorentina messa maluccio -. Cellino non ama stare in B per più di 2 anni consecutivi e finora mi sembra si stia comportando di conseguenza». No, non è solo l’affetto che fa parlare Iachini delle possibilità del Brescia nel campionato che parte questa sera con l’anticipo tra Frosinone e Parma: «Il presidente ha ingaggiato un allenatore bravissimo come Inzaghi e un attaccante come Palacio, che è ancora integro e può fare la differenza. Anzi, sono certo che la farà. E con un giocatore così a disposizione, le possibilità di fare bene aumentano». Le avversarie non mancano: «Benevento e Parma partono davanti a tutte - l’opinione di Iachini -. Le retrocesse si portano giocatori con esperienza nel massimo campionato, hanno qualcosa in più sia a livello tecnico che economico con il paracadute: possono operare sul mercato con maggiori risorse. E a proposito di retrocesse, anche il Crotone avrà la volontà di ritentare la scalata immediata». Iachini conosce bene il campionato cadetto e sa benissimo che le sorprese sono dietro l’angolo: «Lo scorso anno Salernitana e Venezia non erano tra le favorite, ma sono riuscite nell’impresa di salire. Al contrario squadre blasonate sono rimaste in B: il Frosinone, la Spal, lo stesso Brescia, il Monza, il Lecce. Ecco, tutte queste ci riproveranno con decisione. Una possibile sorpresa? La Ternana era già fortissima in C e si è rinforzata per la nuova avventura. Mi piace parecchio per come è stata costruita. Con il Brescia sarà un gran bel match». Ma c’è una formazione che intriga parecchio l’allenatore marchigiano: «Ogni volta è la stessa storia - la premessa -: nessuno inserisce il Cittadella tra le favorite. Invece, regolarmente, questa squadra arriva nei playoff. Ormai la società ha raggiunto un tale livello di organizzazione, di capacità di gestione economica e tecnica che è diventata un modello per tutti. Lo scorso campionato è arrivata in finale, battuta dal Venezia. Ripetersi è difficile ma non sarei affatto sorpreso se replicasse gli exploit delle ultime stagioni». A ogni chiacchierata il passato biancazzurro torna prepotente nella mente di Iachini, che oltre al Brescia ha portato in A anche il Chievo, la Sampdoria e il Palermo: «Sono rimasto affezionato alla città e alla piazza. I tifosi del Brescia sono sempre vicini alla squadra, sono un sostegno vero soprattutto nei momenti di difficoltà - assicura il tecnico ascolano, 57 anni -. Provo un grande affetto per tutti voi che seguite le vicende biancazzurre con la passione di sempre. Per questo faccio un gradissimo in bocca al lupo per questo campionato: voglio ritrovare il Brescia dove merita, in Serie A». Tra i giocatori di quella fantastica impresa, Andrea Caracciolo alle soglie dei 40 anni è ancora in campo, al Lumezzane Vgz in Eccellenza. Con Iachini l’Airone ha toccato il suo primato personale, con 25 reti: «Un giocatore incredibile, che farà gol sempre: non mi meraviglia che continui a giocare». Il 2021-22 riporterà il pubblico negli stadi e la tecnologia (Var in primis) anche nel campionato cadetto: «Dal campo una partita senza pubblico è qualcosa che non esiste proprio - assicura l’ex tecnico biancazzurro -. Sembrava un allenamento. E ai giocatori dovevo continuamente dare stimoli, motivazioni. Avete visto come si sono moltiplicati gli errori in retroguardia, quanti gol assurdi? Non è solo colpa della fase difensiva in sè, ma della situazione anomala che spesso non portava i giocatori a concentrarsi al massimo. È saltato il fattore campo: casa o trasferta, non c’era più differenza. Una volta si giocava a porte chiuse in casi eccezionali, ora è la norma. Quindi, viva il ritorno dei tifosi: con gli spalti vuoti non è calcio». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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