Il Brescia ora vola ma Cellino lancia segnali di scontento

di Vincenzo Corbetta
Andrea Cistana esulta con Fran Karacic dopo l’1-0 alla Reggina FOTOLIVEMassimo Cellino, 64 anni: è presidente del Brescia dal 10 agosto 2017
Andrea Cistana esulta con Fran Karacic dopo l’1-0 alla Reggina FOTOLIVEMassimo Cellino, 64 anni: è presidente del Brescia dal 10 agosto 2017
Andrea Cistana esulta con Fran Karacic dopo l’1-0 alla Reggina FOTOLIVEMassimo Cellino, 64 anni: è presidente del Brescia dal 10 agosto 2017
Andrea Cistana esulta con Fran Karacic dopo l’1-0 alla Reggina FOTOLIVEMassimo Cellino, 64 anni: è presidente del Brescia dal 10 agosto 2017

Il momento magico del Brescia non basta a Massimo Cellino per mettere da parte i propri malumori. L’esternazione di ieri mattina a Palazzo di giustizia è arrivata a poche ore dalla vittoria contro la Reggina, la quarta consecutiva, che non solo porta i biancazzurri a ridosso della zona play-off (3 punti) ma in pratica sta corroborando le scelte al mercato di gennaio del presidente, molto criticate. I conti si fanno alla fine ma chi non sarebbe contento di ammettere che Cellino ha avuto ragione su tutta la linea? Significherebbe in pratica la replica dell’epilogo fantastico di 2 anni fa. A impedire alla fantasia di galoppare ci pensa proprio Cellino con le sue dichiarazioni. Intanto l’ammissione implicita di avere trattato il Birmingham quando dice che lo avrebbe voluto far allenare da Clotet: significa che l’intenzione di andarsene, il presidente, l’ha da tempo? E poi il sentirsi ospite poco gradito in una città, la nostra, che credeva diversa. Fino a pochi mesi Cellino non perdeva occasione per elogiare i bresciani, la loro laboriosità, la capacità di resistenza alla pandemia che adesso nella nostra provincia morde più che altrove in Italia. Sicuro che la vicenda giudiziaria che sta vivendo ha un peso sulle parole e sull’umore del presidente, ma non è Brescia a essere cambiata. Anzi, è cambiata sì: nel calcio è diventata molto più tollerante e non è un male, sia chiaro. Cellino, sicuramente, ha guadagnato credito per più di un motivo: 1) ha preso la società in un momento molto delicato, mettendola in sicurezza dal punto di vista finanziario; 2) ha centrato subito la promozione in A; 3) ha dotato il Brescia di un centro sportivo come mai era avvenuto prima. Ma l’anno scorso, con il campionato di Serie A diventato presto un calvario sportivo, la frase che si diceva più spesso era «chissà se l’avesse fatto Corioni», contestato persino nel giorno in cui il Brescia poteva centrare l’Europa per la prima volta nella sua storia. I propositi di addio di Cellino non sono un inedito. Ma prendendoli per buoni stavolta, c’è qualcuno che intende farsi avanti? Si dice che gli imprenditori, bresciani e non solo, hanno altri problemi, adesso. Ma viene da pensare nel vedere grandi gruppi stranieri investire in società italiane espressione di città nobilissime e di grande bellezza ma che non hanno il bacino d’utenza, lo spessore economico e finanziario di Brescia. L’11 febbraio lo Spezia è stato acquistato per 24 milioni all’americano Robert Platek, che fa parte del fondo Msd Capital, nato per gestire il patrimonio del tycoon dell’informatica Michael Dell. Tre settimane prima il Pisa è passato all’uomo d’affari russo-americano Alexander Knaster, tra i 40 uomini più ricchi della terra per Forbes. E il Parma è stato da poco acquistato dal magnate americano Kyle Krause. Nessuno obbliga il legittimo proprietario di una società a venderla. Ma perché Brescia non ha appeal? Non si può dire per la sua storia, legata alla Serie B (62 partecipazioni: record italiano), che a parte il Parma per i trofei nazionali e internazionali, ha poco da invidiare agli altri club appena passati di mano. Grandissimi come Baggio e Guardiola, campioni del mondo come Pirlo e Toni hanno vestito il biancazzurro 20 anni fa, non certo nel Paleolitico. Tra i punti del loro programma di rilancio delle società, i novelli proprietari hanno la riqualificazione delle strutture: centri sportivi e stadi all’avanguardia. Sullo stadio sarebbe ora che Brescia cambiasse passo. Non è questo il momento? Vero, purtroppo. Ma non lo è mai da almeno 30 anni. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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