La rivoluzione tattica di Gilardino ha rilanciato la volata del Grifone

Alberto Gilardino: da quando c’è lui il Genoa ha cambiato passo
Alberto Gilardino: da quando c’è lui il Genoa ha cambiato passo
Alberto Gilardino: da quando c’è lui il Genoa ha cambiato passo
Alberto Gilardino: da quando c’è lui il Genoa ha cambiato passo

Alberto Gilardino ha rivoltato il Genoa come un calzino. Dal giorno in cui ha sostituito Alexander Blessin (il 6 dicembre), nessuno ha fatto meglio di lui in Serie B. Su 14 partite ne ha vinte 9, pareggiate 4 e persa soltanto una (a Parma) con 20 gol segnati e solo 6 subiti. I clean sheet sono stati 10 su 14 e la media punti è di 2,1 per gara. Sono numeri straordinari, da promozione diretta in Serie A al netto della penalizzazione ricevuta dal Grifone. Il maggior pregio di Gilardino, che proprio in provincia di Brescia, a Rezzato, ha iniziato la sua carriera da allenatore (prima affiancando Luca Prina, poi sostituendolo), è aver dato un’identità alla squadra. Il tutto passando da una semplice mossa tattica. Mentre il suo precedessore insisteva su un centrocampo a 2, in un 4-4-2 o 4-2-3-1, il Gila ha aggiunto un uomo in mediana. Passare da 2 a 3 in mezzo ha permesso di prendere il possesso della zona nevralgica del campo e di sfruttare tutto il tasso tecnico della squadra. A dimostrazione del teorema c'è l’assetto adottato nell’unica sconfitta della sua gestione. A Parma, infatti, Gilardino aveva riportato la mediana a 2 uomini. Risultato: 2-0 per gli altri. Quanto alla difesa, oggi il Genoa è una squadra in grado di giocare sia a 3 che a 4, il che suggerisce una capacità di cambiare in corsa non indifferente. Da qualunque lato lo si guardi, quindi, l’avversario di domani è una matassa molto difficile da districare. La partita d’andata, giocata quando ancora sedeva Blessin sulla panchina rossoblù, «dettò» a Pep Clotet la necessità di rivoluzione tattica che portò discreti frutti nelle sfide seguenti. A Marassi il catalano lanciò da inizio ripresa il 4-4-2 per contrastare lo strapotere genoano sugli esterni e riuscì a imbrigliare l’avversario trovando il gol del pareggio. Da quella lezione uscì un Brescia più consapevole delle proprie fragilità e capace di stare in campo con più equilibrio nelle due fasi per molte partite. Ottenne un punto con l’Ascoli, uno con la Ternana e tre con la Spal, a oggi l’ultima vittoria del campionato. Di contro fu una metamorfosi poco gradita da chi governa nella stanza dei bottoni biancazzurra e portò all’esonero di Clotet. Un errore fatale, come poi dimostrato dai risultati seguenti. Da Genova in avanti si era riusciti a tracciare una linea conservativa che aveva fruttato 4 pari, 1 vittoria e 2 sconfitte su 7 gare, un andamento comunque in linea con l’obiettivo salvezza. Tornando al Genoa, vanno notate la tendenza a fare la partita con il 58% di possesso (miglior dato della B) e la capacità di centrare la porta (4,7 tiri per partita, secondo miglior dato del torneo). È la squadra con il maggior numero di passaggi riusciti della B in media per gara (379), la terza migliore per occasioni create (36) e la terza per occasioni sprecate (31), il che lascia intendere un margine di crescita ancora ampio. Colmandolo, da qui alla fine dal campionato, il ritorno in Serie A sarà una certezza per i rossoblù. Tra i giocatori, per non puntare i riflettori sul solito Coda, occhio ad Albert Gudmundsson, in questi giorni al centro di un piccolo caso con il ct dell’Islanda per aver rifiutato la convocazione in nazionale. Per lui 6 gol e 4 assist fin qui. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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