La SuperLega divide anche Pirlo e De Zerbi

di Alberto Armanini
Roberto De Zerbi: allenatore del Sassuolo, ex Milan, ha 41 anniAndrea Pirlo a colloquio con Andrea Agnelli: il campione del mondo di Germania 2006 allena la Juventus, in prima fila per la SuperLega
Roberto De Zerbi: allenatore del Sassuolo, ex Milan, ha 41 anniAndrea Pirlo a colloquio con Andrea Agnelli: il campione del mondo di Germania 2006 allena la Juventus, in prima fila per la SuperLega
Roberto De Zerbi: allenatore del Sassuolo, ex Milan, ha 41 anniAndrea Pirlo a colloquio con Andrea Agnelli: il campione del mondo di Germania 2006 allena la Juventus, in prima fila per la SuperLega
Roberto De Zerbi: allenatore del Sassuolo, ex Milan, ha 41 anniAndrea Pirlo a colloquio con Andrea Agnelli: il campione del mondo di Germania 2006 allena la Juventus, in prima fila per la SuperLega

Andrea Pirlo ha detto e non detto. Un’approvazione sottovoce, a modo suo. Ma non poteva essere altrimenti. Lui è l’allenatore di una squadra - se non «la» squadra - che fa parte della «sporca dozzina» di secessionisti. Roberto De Zerbi invece è stato meno diplomatico. Dritto al punto, tranciante, deciso. E durissimo. Nel dibattito del momento i due allenatori bresciani della Serie A rappresentano poli opposti. Pirlo tra i pro SuperLega, De Zerbi alla testa dei contro. L’allenatore della Juve ha dedicato al tema meno di due minuti. Dopo alcune domande di riscaldamento sul Parma, ecco quella sulla stretta attualità. Che ne pensa? Prima risposta da manuale della retorica da allenatore: «Siamo concentrati sul presente, che è la qualificazione in Champions. Sappiamo che si sta parlando di un progetto futuro. Stamattina è venuto il presidente, sappiamo che è in prima linea e sta progettando questa cosa». Fine. Almeno fino a quando non gli è stata posta la domanda successiva. Quale parere ha del progetto, da sportivo? «È uno sviluppo per il mondo del calcio - ha detto Pirlo -. Ci sono stati tanti cambiamenti nell’arco di questi anni. Sono cambiate le regole, è cambiato il calcio ma non sono io la persona più adatta per parlarne. Agnelli saprà spiegare meglio. Noi dobbiamo concentrarci sulla Champions League che è la cosa più importante». Fine dei discorsi. Mentre Pirlo dribblava le domande in quel di Torino, 280 chilometri più a sud De Zerbi dava voce al suo disappunto. «Sono molto toccato e arrabbiato - la sua premessa -. Ieri prima dell’allenamento ho parlato mezz’ora con la squadra. Era giusto fermarsi, come faceva il professore a scuola quando interrompeva il programma per parlare di ciò che ci circonda. È solo la mia idea». Questa: «Questo episodio equivale a un colpo di stato nel calcio per contenuti e modalità. Il calcio è di tutti e deve essere meritocratico. Lo si poteva fare alla luce del sole invece di pubblicare comunicati congiunti e tirare fuori il sito nuovo a mezzanotte, come se qualcuno dovesse porre le bandiere in un posto che aveva sottratto a qualcun altro. È un comportamento che va a ledere un diritto che riguarda tutti in generale. Il diritto che il più debole possa farsi strada, crearsi un futuro più bello di quel che dice la sua provenienza. Così invece è come se si impedisse al figlio di un operaio di sognare di fare il dottore, il chirurgo o l’avvocato. È una cosa che mi urta». Per De Zerbi si tratta di una logica da oratorio. «La logica del ‘il pallone è mio, l’ho portato io e gioco io’. Ma il tempo dell’oratorio è finito. Fare una Superlega di squadre che decidono chi deve entrare e chi deve stare fuori è una cosa che va a togliere l’essenza del calcio. Se questo è il calcio moderno è qualcosa che non rispetta l’uomo». Infine l'ultima stoccata, stavolta rivolta alla prossima avversaria del Sassuolo. «Non avrei piacere di andare a giocare la partita perché il Milan fa parte di queste tre squadre. L’ho detto a Carnevali e ai giocatori. Se mi obbligherà Carnevali ci andrò, ma sono rimasto male e sono arrabbiato… Il calcio per me sta nella sfera dei valori, dei sentimenti, delle rivalità calcistiche italiane sulle quali si sono giocate tante partite e scritte tante pagine. Così non mi piace. Quindi cerco di combatterlo secondo i valori che mi hanno trasferito mia madre e mio padre, non abbassando la testa o facendo finta di niente anche se potrebbe andare contro in futuro qualche mio interesse».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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