l'intervista

Filippo Galli: «Maran ha il Brescia nel cuore. Con lui la salvezza è possibile»

di Vincenzo Corbetta

Filippo Galli conosce bene Rolando Maran. Nei primi 2 dei suoi 3 anni al Brescia (1998-2001: 93 presenze, 2 reti, una promozione in A e la prima salvezza dell’era Mazzone-Baggio) ha lavorato con lui quotidianamente: il difensore in campo, l’attuale tecnico biancazzurro come vice prima di Silvio Baldini e poi di Nedo Sonetti.

Galli, che ricordo ha di Maran?
In questi anni ci siamo tenuti in contatto. Quando l’ho avuto a Brescia, Maran aveva appena terminato la carriera di calciatore. Per noi era un punto di riferimento, aveva una sensibilità particolare sul modo di approcciare un giocatore. Nel contesto degli staff con cui ho lavorato e per quella che è stata la mia esperienza, è stato un allenatore prezioso in termini relazionali e tecnici. Maran è stato un difensore con una vasta esperienza tra i professionisti. Era molto bravo nel mediare tra il gruppo-squadra e l’allenatore in prima.

Il Brescia lo ha chiamato al posto di Gastaldello. Una scelta che la convince?
Ha tanta esperienza e le qualità adatte per entrare in un contesto turbolento come quello di Brescia. In carriera ha vissuto ambienti altrettanto difficili. Sono certo che abbia Brescia nel cuore e tra l’altro da anni abita in provincia, sul lago di Garda. Gli auguro di fare bene, però non sarà facile.

Per la piazza? Per la proprietà?
Per la proprietà: non è facile lavorarci.

Cellino, si sa, è un mangiallenatori rinomato. Non è che però il suo presidente di allora al Brescia, Corioni, scherzasse.
Infatti fu Corioni a esonerarlo dopo una vittoria per 3-0 e con la squadra in lotta per la promozione in Serie A. In quel caso il presidente ebbe uno slancio d’amore nei confronti di Zeman, che costò il posto a Maran. Credo che poi Corioni poi si pentì della scelta.

Scelta giusta quella di Cellino?
Sì. Il Brescia ha una squadra giovane.

Ne conosce qualcuno?
Sì, Olzer, cresciuto nel settore giovanile del Milan quando lo dirigevo. Faccio io una domanda: come sta andando?

Meriterebbe più spazio. E in una squadra che manca di qualità, Olzer è il giocatore adatto.
Mi auguro che possa giocare di più.

Il campionato del Brescia sta prendendo una brutta piega.
All’inizio, quando aveva 3 partite da recuperare, mi brillavano gli occhi. Dicevo: se fa 9 punti, arriva a ridosso della prima. La mia speranza si è vanificata subito.

Adesso c’è Maran.
Ha iniziato a lavorare in un contesto difficile. L’obiettivo-salvezza è difficile, ma Maran ha la capacità di valorizzare i giovani e di motivare i giocatori nella maniera giusta.

Un po’ di amarcord: come colloca i suoi 3 anni da giocatore in biancazzurro?
Il Brescia è stato il mio 2° Milan, sono rinato. Avevo vissuto 2 anni difficili con la Reggiana: retrocessi dalla A e in B non eravamo riusciti a risalire. Anche a Brescia arrivai in un momento difficile. I tifosi erano arrabbiati per la retrocessione. In 2 anni siamo stati promossi e abbiamo fatto una stagione straordinaria in A con giocatori come Baggio, i gemelli Filippini, Pirlo, Hübner, Calori, Petruzzi, il povero Mero. E sono rimasto legato a tutti e 3 gli allenatori che ho avuto: Baldini, Sonetti, Mazzone. Tre anni vissuti pericolosamente.

Problemi con la piazza?
Ricordo che al mio 1° anno andammo in ritiro in Austria, scelto per stare lontano dalle tensioni. Il primo fine settimana arrivarono 3-4 pullman di tifosi arrabbiati, c’è stato il 1° incontro. Diedero una grande spinta: quando si ottengono i risultati, fondamentali che tutte le componenti spingano dalla stessa parte, tifoseria compresa. E quando tornammo, allo stadio c’era una scritta a caratteri cubitali: “Fatti non fummo per vivere come bruti, ma per spacà so tot“.

Nel Milan ha avuto come capitano il bresciano Baresi. Adesso la fascia la porta Calabria, un altro bresciano.
C’è un rapporto speciale tra Brescia e Milan. Spero che in futuro più vicino possibile, possa rivivere da spettatore un Milan-Brescia in Serie A. .

Da un anno Filippo Galli è anche blogger.
Sì, volevo un contenitore per mettere a disposizione di tutti la mia esperienza non tanto da calciatore, ma da responsabile del settore giovanile del Milan, poi il biennio in Federazione e l’esperienza di 14 mesi a Parma come responsabile dell’area metodologica del vivaio.  

Il blog si chiama «La complessità del calcio».
Perché il calcio non è semplice e anch’io, che pure l’ho giocato ad alti livelli e lo vivo ogni giorno, ho ancora tanto da imparare.

Sui social lei documenta il suo giro per gli stadi europei. San Siro il preferito?
Sì, ed è un colpo al cuore sapere che un giorno non ci sarà più. Spero che quel giorno sia il più lontano possibile.

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