Per il Brescia è l’ora di riaprire casa

di Vincenzo Corbetta
La Curva Nord dello stadio Rigamonti come si presentava prima della pandemia da Coronavirus: ora il calcio italiano riapre gli impianti, seppur a capienza ridotta. Per molti ultrà una scelta poco sensata: o si apre per tutti, o per nessuno AGENZIA FOTOLIVEMassimo Cellino in campo: quinta stagione da presidente del Brescia
La Curva Nord dello stadio Rigamonti come si presentava prima della pandemia da Coronavirus: ora il calcio italiano riapre gli impianti, seppur a capienza ridotta. Per molti ultrà una scelta poco sensata: o si apre per tutti, o per nessuno AGENZIA FOTOLIVEMassimo Cellino in campo: quinta stagione da presidente del Brescia
La Curva Nord dello stadio Rigamonti come si presentava prima della pandemia da Coronavirus: ora il calcio italiano riapre gli impianti, seppur a capienza ridotta. Per molti ultrà una scelta poco sensata: o si apre per tutti, o per nessuno AGENZIA FOTOLIVEMassimo Cellino in campo: quinta stagione da presidente del Brescia
La Curva Nord dello stadio Rigamonti come si presentava prima della pandemia da Coronavirus: ora il calcio italiano riapre gli impianti, seppur a capienza ridotta. Per molti ultrà una scelta poco sensata: o si apre per tutti, o per nessuno AGENZIA FOTOLIVEMassimo Cellino in campo: quinta stagione da presidente del Brescia

Domani, contro il Cosenza, il Brescia riapre casa nel senso più ampio del concetto. Non è solo il debutto interno del campionato 2021-22, è il ritorno (al 50 per cento) alla normalità a 553 giorni dall’ultima al Rigamonti con il pubblico. Torna la vita sugli spalti. Non succede dal 21 febbraio 2020. I biancazzurri sono in Serie A e a Brescia arriva il Napoli. Chancellor illude nel primo tempo, poi l’uno-due di Insigne su rigore e Fabian Ruiz. Un altro passo verso la retrocessione in B e quella sera, comunque, la sensazione di essere sull’orlo di un confine ignoto è palpabile. Nel pomeriggio, oltre al lavoro, in redazione bisogna parare le preoccupazioni di chi prega di non andare allo stadio: «Ma guardatela alla tv, per una volta: cosa ti costa?». Il senso del dovere (allo stadio si va comunque, in qualunque condizione), la passione (per questa professione, per il Brescia) spingono oltre qualunque ostacolo. In pochissimi giorni l’ignoto diventa tragicamente noto: Codogno isolata dal mondo; il paziente 1, Mattia Maestri, risultato positivo il 20 febbraio; il primo morto italiano per Covid-19 all’ospedale di Schiavonia (Padova), il 22. In breve si ferma tutto, anche il calcio. Cambia lo scenario, cambiano le nostre vite, il mondo non è più lo stesso. Non lo è ancora dopo un anno e mezzo. Il campionato riprende solo con l’inizio dell’estate, all’ultima decade di giugno. A porte chiuse perché il lockdown è duro, il virus spesso non perdona e il vaccino è in elaborazione. Alla ripartenza della Serie A, il 21 giugno (all’inizio dell’estate, appunto) il Brescia pareggia a Firenze (1-1). Il 27 eccolo a Mompiano, desolatamente deserto, per la sfida-salvezza con il Genoa: dopo 13 minuti Donnarumma e il gussaghese Semprini portano i biancazzurri sul 2-0, ma i liguri rimontano con 2 rigori che nemmeno il Var rende evidenti. Finisce 2-2, è l’addio anticipato alle speranze di salvezza. Da allora è una lenta agonia, con un solo picco di gioia, il 2-0 nel derby al Verona del 5 luglio, firmato da Papetti e Donnarumma. Ma ciò che accade nel mondo cancella il resto. Lo scorso campionato di B è giocato senza pubblico. Domani, invece, il Rigamonti torna a ripopolarsi dopo 25 partite a spalti deserti con un bilancio di 11 vittorie (2 in A e 9 in B), 7 pareggi (2+5) e altrettante sconfitte (2+5). Fanno 40 punti, media 1,6 a partita. Cifre di ghiaccio, visto il contesto tragico, ma i campionati sono fatti di numeri. I tifosi biancazzurri sono divisi: tornare allo stadio o no? Per la prima giornata di Serie A restano invenduti più di 60 mila biglietti, il 37 per cento di quelli acquistabili: sarà il periodo ancora vacanziero, la difficoltà a riaprire gli impianti, la disabitudine all’esperienza dello stadio: un anno e mezzo di porte chiuse impone un distacco difficile da recuperare. Pesano anche la diffidenza verso gli eventi di massa e le code all’esterno per il Green Pass. Influisce pure la scelta di alcuni gruppi ultrà di disertare, al grido di «tutti o nessuno». «Non impediremo a nessuno di entrare e rispetteremo il singolo pensiero di ognuno - si legge in una nota della Curva Nord -. Chiediamo solo per rispetto (e questo crediamo di meritarlo essendo sempre stati vicino a tutti) di non appendere stendardi, bandiere o altro o di non far partire cori dalle ringhiere». La Nord assicura che non farà mancare «il sostegno e il calore alla nostra maglia, alla nostra squadra». Intanto il Rigamonti riapre per 8.000 persone. Inzaghi ha lanciato un appello via video. Tocca ai bresciani, adesso. Il divano di casa è comodo, ma lo stadio è un’altra cosa. Un altro calcio. Per vedere un altro Brescia, si spera, nel senso più ampio del concetto.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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